Gli operatori del 118 hanno retto il paese in pandemia, ma il Governo li ha scordati
“Negli ultimi due anni abbiamo chiesto tantissimo al personale del servizio emergenza-urgenza. Il loro lavoro è il primo spartiacque tra la vita e la morte, letteralmente.
Un’ambulanza che arriva tardi, un’assistenza sbagliata, una chiamata persa fanno la differenza nell’esistenza di tutti. Il personale del 118 in pandemia è stato stritolato, in certe aree più che in altre.
Invito tutti i giornalisti a farsi un giro nelle centrali operative di Bergamo e Milano, ma non solo. Ci troveranno professionisti con traumi evidenti, persone che hanno saltato ferie, retto per mesi una pressione difficile da immaginare, spesso senza poter interagire con i loro familiari.
Questi stessi professionisti oggi vengono offesi nel peggiore dei modi: non solo sono stati dimenticati dalla Legge di bilancio 2022 ma quando Fials ha presentato un emendamento perché venissero inclusi nell’indennità prevista per i lavoratori del Pronto soccorso con decorrenza da gennaio 2022, l’emendamento è stato respinto.
Perché il personale del 118 sia stato escluso per noi è davvero un’incognita: in assenza d’investimenti sulla medicina territoriale, hanno protetto i pronto soccorso quando il rischio era che collassassero.
L’indennità stanziata da questa legge è di per sé insufficiente, tanto che Fials aveva chiesto venissero aumentati gli stanziamenti, che possiamo sintetizzare in 10 euro lordi in più al mese.
Una miseria. Ma l’esclusione di quei lavoratori grida vendetta. E chiediamo risposte, al ministro Speranza e al Governo.
Non si possono sbandierare i lavoratori in piazza, chiamarli “eroi” e poi nei fatti abbandonarli a loro stessi. Non è un atto da Stato dignitoso”.
Giuseppe Carbone, segretario generale Fials
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