”Sono animatrice e O.s.s di una delle tante Case di Cura colpite dalla prima ondata a aprile scorso dal Covid. In questi giorni si moltiplicano sui social come alle televisione le iniziative volte a ricordare che esattamente un anno fà iniziava questo calvario.
Ma vi invito a una riflessione: andate a chiedere a un infermiere, a un O.s.s se è veramente così contento di rivivere anche pubblicamente quei momenti. Io non credo. Se mi fermo un secondo posso ripercorrere giorni per giorno quei mesi. La pia illusione di essere una delle poche strutture non colpite che si sgretola miseramente all’arrivo del primo tampone positivo. L’ angoscia di non sapere cosa sarebbe successo, la paura ogni sera nel guardare il cellulare e vedere quali colleghi comunicavano di avere chiari sintomi del virus, andare alle 5 della mattina al lavoro e non sapere quanti saremmo stati a occuparci dei nostri amati ospiti. Già Loro. i nostri ospiti. Senza neanche impegnarmi posso fare la lista precisa con nome e cognome di quelli che abbiamo perso..ma non è tanto il nome a fare male ma il ricordo del loro viso a farmi ancora male.
Non so se ho fatto veramente tutto quello che potevo, ma ho tentato quello si, e con me i colleghi tutti. Con i pochi , a volte pochissimi rimasti al lavoro , ci siamo fatti forza per arrivare alla fine di quelle giornate infinite. Quelli a casa che nonostante la malattia cercavano di dare forza a noi rimasti al lavoro. Però no, non chiedete ad un infermiere, ad un o.s.s a chiunque abbia vissuto tutto ciò, e soprattutto non chiedete a chi è ancora in pieno periodo COVID com’è e cosa si prova. Certo per educazione vi abbozzerà una risposta per illudere che si è dura ma si va avanti. Ma credetemi che nella sua mente ma soprattutto nel suo cuore rivivere quei momenti sarà una sofferenza atroce e a volte è meglio dimenticare. Allora piuttosto offritegli un gelato, o una passeggiata alla aria aperta e li vedrete alzare lo sguardo al cielo e respirare a pieni polmoni. Dopo ore tra mascherine e camici e tute e visiere.. l’aria ha un sapore più buono quando non è filtrata.”
Pantani Silvia
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