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“Togli subito quel catetere!”: famigliare tenta di strangolare infermiera che rifiuta di eseguire i suoi ordini

Il rifiuto da parte di un’infermiera in servizio presso il Policlinico Gemelli di Roma avrebbe causato l’ennesimo episodio di violenza da parte di alcuni famigliari di una paziente in attesa in pronto soccorso.

La colpa della professionista della salute sarebbe quella di non avere eseguito l’ordine imposto dai parenti di un anziano signore, giunto in Pronto Soccorso per una sospetta infezione delle vie urinarie.

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All’anziano era stato posizionato un catetere vescicale poco dopo l’arrivo in Triage. Tale procedura però, secondo la figlia, avrebbe aggravato il quadro clinico del padre, provocandogli un fastidio insopportabile.

Il rifiuto dell’infermiera di rimuovere tale presidio avrebbe però fatto andare su tutte le furie la premurosa figlia, che ha così deciso di afferrare per il collo il camice bianco prendendola ripetutamente a pugni in faccia e tentando di strangolarla.

«Ero in servizio nel pronto soccorso», racconterà nella denuncia l’infermiera, «e verso le 21.30 notavo una donna gridare: “Chi ha deciso di mettere il catetere a mio padre?” Passandole vicino le risposi di parlare col medico. E così mentre mi recavo in sala rossa per prendere direttive, la parente che gridava mi aggrediva alle spalle afferrandomi il collo e nonostante mi fossi riuscita a liberare ha continuato a sferrarmi pugni all’ orecchio e sulla bocca. Il resto lo ha fatto il marito minacciandomi con frasi quali “T’ammazzo” e dandomi della poco di buono».

Sono stati i carabinieri, giunti successivamente sul posto, a ricostruire i fatti, risalendo all’identità della coppia. Si tratta di due imprenditori cinquantenni residenti nel quartiere San Giovanni. Saranno entrambi assistiti dagli avvocati Gian Maria e Carlotta Nicotera e sperano di riuscire a dimostrare di aver agito in quel momento nella convinzione di tutelare l’anziano genitore evitandogli la sofferenza per loro inutile.

Quel catetere, secondo i due profani, non avrebbe dovuto essere messo. Il caso è già stato sottoposto al Consiglio di amministrazione della Fondazione Gemelli, che ha deciso all’unanimità di intervenire a tutela e a sostegno della propria dipendente viene presa all’unanimità. «Stante quanto ha riferito l’infermiera e su indicazione del direttore sanitario», riporta il verbale del cda, «si ritiene utile la costituzione di parte civile anche per dare un tangibile senso di vicinanza agli operatori». Su indicazione del direttore generale è stato incaricato del caso l’avvocato Gaetano Scalise.

Redazione

Fonte: www.nursetimes.org

Stefania Costa

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