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Accesso Intraosseo: valida alternativa all’Accesso Venoso in Emergenza.

🔴 👉 Ecco l’Accesso Intraosseo: valida alternativa all’Accesso Venoso in Emergenza. E’ una procedura facile da eseguire ed è ad appannaggio di Medici e Infermieri.
In condizioni di emergenza c’è bisogno di presidi che non lascino tempo ai dubbi: facili, immediati ed efficaci. Nonostante il progresso, la problematica del reperimento dell’accesso vascolare in situazioni di emergenza-urgenza è ancora presente, mettendo in crisi quella che sarebbe una tecnica salvavita e parte integrante del processo assistenziale al paziente nella professione infermieristica. L’intraosseo dunque deve essere preso in considerazione nella nostra realtà come prima scelta nei casi critici in cui non vi sia tempo per reperire un accesso venoso.

L’efficacia infatti è comprovata dal fatto che non reperire un accesso venoso rappresenta un’alta probabilità di insuccesso del soccorso e quindi un serio rischio per la sopravvivenza del paziente, poiché non è possibile applicare un trattamento medico e farmacologico adeguato.

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Perché un accesso intraosseo? Il compartimento intraosseo rappresenta una rete vascolare estremamente estesa nella porzione spongiosa delle ossa lunghe e piatte rimane immodificato in corso di shock.

E quando è prioritariamente indicata l’infusione intraossea?

  • Nell’arresto cardiocircolatorio
  • Negli stati di grave ipovolemia, dove vi sono segni clinici di shock ed alterazione della coscienza (GCS < 8)
  • Nei casi in cui non si riesca a reperire un accesso venoso entro due minuti davanti alle seguenti condizioni: distress respiratorio che risponde all’O2 terapia, instabilità emodinamica, intossicazione che necessita di un’immediata somministrazione di antidoti, stato epilettico con attività convulsiva superiore ai 10 minuti

Sono stati individuati tre criteri per i quali viene indicato l’utilizzo dell’accesso intraosseo in caso di tentativi falliti a reperire un accesso venoso:

  • Criteri Clinici: Traumi maggiori (frattura bacino, frattura 2 ossa lunghe, RTS≤ 11, GCS<12, Trauma spinale e Ustioni: BSA ≥ 30% adulto ≥ 20% bambino) ed arresto cardiocircolatorio
  • Criteri Situazionali/Ambientali: ambiente ostile (impervio..), scarsa/nulla visibilità, ipotermia ambientale severa, exposure limitata (paziente incastrato, attrezzature, vestiario tecnico)
  • Criteri Dinamici: precipitazione da oltre 5 mt, altri pazienti deceduti sulla scena, proiezione/sbalzamento, necessità di estricazione prolungata.
    La scelta del sito di inserzione dipende da molte variabili, tra cui l’età, corporatura, anatomia, condizione clinica, abilità ad individuare i punti di riferimento anatomici e l’esperienza.

Inoltre bisogna tener conto anche dell’assenza di controindicazioni (come ad esempio osteoporosi, paziente obeso), accessibilità del sito e la capacità di monitorare e garantire il presidio in situ una volta posizionato.

Numerosi studi hanno evidenziato punti di facile repere: omero, tibia (distale e prossimale) e sterno. I primi due risultano essere preferibili.

Il tasso di complicanze documentato in passato associato all’inserimento ed infusione tramite intraosseo è inferiore all’1%. Tra queste ricordiamo l’osteomielite, stravaso di liquidi, embolia gassosa e sindrome compartimentale.

In commercio vi sono vari dispositivi che, a seconda della loro meccanica, prevedono una tecnica di inserimento diversa:

  • Dispositivi ad inserimento manuale: Viene applicato perpendicolarmente (90°) nello sterno con una pressione importante ed in punti di stabilizzazione penetrano nella pelle fino a raggiungere l’osso. Il dispositivo di “consegna” viene poi retratto lasciando in sede il catetere di infusione con una prolunga e viene fissato tramite una patch che permette di stabilizzare il dispositivo e proteggerlo.
  • Dispositivi ad inserimento meccanico: Si tratta di un dispositivo a molla simile ad un grande pennarello a punta che tramite un trocar permette di inserire l’ago direttamente nell’osso.
  • Dispositivo a trapano: Prevede l’inserimento dell’ago attraverso un trapano elettrico, alimentato da una batteria. Il sistema è costituito da un dispositivo di alimentazione, da un set di aghi con diverse misure ed un mandrino

I dispositivi intraossei sono di rapido inserimento; nella maggior parte dei casi sono posizionati in meno di un minuto dall’apertura della confezione del presidio all’infusione di liquidi e farmaci.

Fonte: assocarenews.it

Redazione InfoNurse

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