È proseguita con la riunione in videoconferenza con le confederazioni sindacali di oggi la trattativa per il rinnovo del “Contratto collettivo nazionale quadro per la definizione dei comparti e delle aree per il periodo contrattuale 2019-2021”. La riunione fa seguito alla sottoscrizione della Triplice sindacale del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale e all’accelerazione che questo ha imposto all’ARAN (l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) e alle procedure per il rinnovo dei contratti delle pubbliche amministrazioni.
La trattativa in ogni caso non è semplice e la soluzione non sembra essere a portata di mano.
L’accordo forse si sarebbe potuto siglare già negli anni scorsi se un emendamento calato nel maxiemendamento della legge di bilancio del dicembre 2018 non avesse prescritto il ritorno della Dirigenza Professionale Tecnica e Amministrativa nella Dirigenza sanitaria; un colpo di mano che di fatto ha invaso la competenza del tavolo contrattuale. Ma i problemi non sono solo questi, nel piatto c’è anche l’uscita dal comparto con il passaggio alla dirigenza delle professioni sanitarie. La confederazione USAE infatti, per bocca del Segretario generale Adamo Bonazzi, ha ribadito la richiesta di spostare tutte le professioni sanitarie direttamente nell’area della dirigenza (in una autonoma sezione della stessa area) e che per tale motivazione non può condividere il testo proposto.
I professionisti del settore infatti negli ultimi venti anni hanno fatto un robusto e progressivo percorso di crescita culturale e professionale che però non ha portato ai conseguenti adeguamenti sul piano giuridico e contrattuale e nella sanità ci sono delle specificità che non esistono in nessun altro settore. Un concetto questo che non è ancora stato recepito a livello contrattuale nel sistema ARAN.
Ma le differenti posizioni e i motivi di divisione fra le diverse confederazioni e l’ARAN non finiscono certo qui, tanto che Aran ha proposto di sottoscrivere due diversi CCNQ per i comparti e per le aree dirigenziali rinviando alla prossima riunione la decisione. CGIL, CISL e UIL (che sono contrarie all’ipotesi di una uscita dal comparto della sanità di tali professionisti con un passaggio all’area dirigenziale) infatti non hanno la medesima posizione né sul testo né sulla proposta alternativa di sottoscrivere due diversi accordi in tempi diversi così come posizioni diverse hanno altre confederazioni. Ipotesi che, per le ragioni enunciate, sono state entrambe decisamente osteggiate da USAE .
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