Allevi è stato accolto da un applauso scrosciante e da una lunga standing ovation, mentre il pubblico lo ha accolto con gioia e commozione. Con il suo berretto calcato sui riccioli grigi, Allevi ha tolto il copricapo per presentare il “nuovo Giovanni”, pronto a tornare alla sua passione per il pianoforte nonostante le sfide fisiche affrontate durante la malattia.
“Non ho più suonato un pianoforte davanti a un pubblico da quasi due anni”, ha esordito Allevi durante il suo toccante monologo. Ha raccontato dei momenti difficili vissuti durante il suo ultimo concerto a Vienna, quando il dolore alla schiena lo aveva costretto a restare seduto sullo sgabello anche al termine dello spettacolo, senza sapere ancora di essere malato. Tuttavia, nonostante le difficoltà, Allevi ha trovato forza nella speranza e nella voglia di immaginare un futuro migliore.
Durante il suo intervento, Allevi ha espresso gratitudine per i doni inaspettati che la malattia gli ha portato, come la capacità di apprezzare la bellezza del creato anche durante i momenti più bui. Ha ringraziato il personale ospedaliero, la ricerca scientifica e il sostegno della sua famiglia, riconoscendo il valore di ogni singola persona che lo ha aiutato lungo il suo percorso di guarigione.
Con lacrime agli occhi, Allevi ha reso omaggio anche agli altri pazienti, definendoli “guerrieri” e sottolineando il loro esempio di vita autentica. Ha ribadito l’importanza di vivere intensamente il presente e ha promesso di continuare a suonare il pianoforte con tutto il cuore, nonostante le sfide fisiche che ancora affronta.
In conferenza stampa prima dell’esibizione, Allevi ha parlato senza mezzi termini della sua situazione e della sua determinazione a vivere ogni momento con intensità. Ha annunciato il suo nuovo brano, intitolato “Tomorrow”, e ha rivelato i suoi piani per un tour con date distanziate, per garantire il recupero fisico necessario dopo la malattia.
“All’improvviso mi è crollato tutto. Non suono più il pianoforte davanti a un pubblico da quasi 2 anni. nel mio ultimo concerto, a Vienna, il dolore alla schiena era talmente forte che sull’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello e non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima, ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per un anno consecutivo. Ho perso molto, il mio lavoro, ho perso i miei capelli, le mie certezze, ma non la speranza e la voglia di immaginare.
Era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni, quali, vi faccio un esempio: non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto, in un teatro pieno, ho notato una poltrona vuota. Mi sono sentito mancare. Eppure quando ero agli inizi ho fatto concerti davanti a 15-20 persone ed ero felicissimo.
Un altro dono: la gratitudine nei confronti della bellezza del creato. Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quelle stanza di ospedali, il rosso dell’alba è diverso dal rosso del tramonto e con le nuvolette è ancora più bello.
Un altro dono: la gratitudine e la riconoscenza per il talento dei medici, degli infermieri, di tutto il personale ospedaliero. La riconoscenza per la ricerca scientifica, senza la quale non sarei qui a parlare. La riconoscenza per il sostegno della mia famiglia. La riconoscenza per la forza, l’affetto e l’esempio che ricevo dagli altri pazienti. I guerrieri, così li chiamano, magari cerchiamo un altro termine, ma non mi viene in mente niente. Ma lo sono anche gli ausiliari e lo sono anche i genitori – piange -. I genitori dei piccoli guerrieri. Ora, come promesso, vi ho portato tutti qui con me sul palco, anime splendenti, esempio di vita autentica. Prima di andare all’ultimo dono, facciamo loro un applauso.
Quando tutto crolla e resta in piedi solo l’essenziale, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più. Io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo. Eppure sento che in me c’è qualcosa che permane ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno. Io sono quel che sono, voglio andare fino infondo a questo pensiero. Se le cose stanno così, cosa mai sarà il giudizio dell’esterno.
Voglio accettare il nuovo Giovanni. Vado? (Si toglie il berretto) Com’è liberatorio essere se stessi. Si chiama fenomeno di accentuazione cognitiva: per onorare la vostra attenzione, per dare forza e speranza alle tante persone che come me stanno ancora lottando, suonerò di nuovo il pianoforte davanti al pubblico. Attenzione però, ho due vertebre fratturate. E tremore e formicolio alle dita, nome tecnico: neuropatia. Però, però, non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l’anima”
Allevi ha dimostrato con il suo ritorno a Sanremo che la musica può essere un potente strumento di guarigione e di speranza. Il suo monologo commovente e la sua determinazione a continuare a suonare nonostante le difficoltà sono un messaggio di incoraggiamento per tutti coloro che affrontano sfide simili. Con “Tomorrow” e il suo tour imminente, Allevi continua a ispirare il pubblico con la sua musica e il suo spirito indomito. Il suo ringraziamento speciale al personale medico e infermieristico evidenzia l’importanza del loro lavoro nella lotta contro le malattie e nella cura dei pazienti. La sua presenza sul palco dell’Ariston è stata un momento indimenticabile di speranza, gratitudine e musica.
Redazione InfoNurse
Fonte: Nurse Times
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