Tra le tante lettere e messaggi che i lettori mandano alle nostre redazioni, alcune di queste meritano di essere condivise.

Cara Italia, del Nord, del Centro, del Sud, isole comprese. Molti mi hanno detto che sono fortunato perché non ho vissuto i tempi della Guerra.

Quei tempi cupi in cui non si sapeva a che mondo saresti appartenuto il giorno dopo. Ora non mi sento più tanto fortunato, perché la guerra e’ arrivata.

Non la combatto in trincea come medici e infermieri, ma la combatto a distanza. L’Italia e’ stretta in una morsa, una morsa invisibile che e’ ben peggio di una guerra: nemici invisibili che ti attaccano alle spalle, o meglio ai polmoni.

Cara Italia, ti sono lontano da 10 anni, ma mai come adesso mi sento vicino a te.

Mi viene in mente F. De Andre’ quando canta ” La guerra di Piero”….Il soldato imbraccia il fucile in mezzo a mille papaveri rossi…. Il nemico non perdona e uccide senza esitare… Oggi mi sembra che gli ospedali si siano trasformati in campi di battaglia e i mille papaveri rossi rappresentino una parte delle vittime mietute da questo microscopico ma implacabile nemico.

Tuttavia, in mezzo a tutti quei papaveri ci sono altri fiori, rose, gigli, margherite che sbocciano e crescono e vengono curati dall’esercito di medici e infermieri, le nostre meravigliose, industriose instancabili api. Anche se il miele che state producendo non si trova in vasetto, sappiate , se già non lo sapete, che quello che state producendo con il vostro sforzo, la vostra fatica, il vostro impegno e’ sotto gli occhi di tutti ed e’ di esempio al mondo intero.

Mentre il mondo vi guarda incredulo e invidioso, io mi avvicino a Voi e, in punta di piedi, con Voi condivido il dolore, l’abnegazione, il sacrificio indelebile di queste settimane.

Non ho piu’ lacrime da spendere, ma solo parole, e tra queste ne scelgo una su tutte: GRAZIE!

Continuate cosi’ Api meravigliose, il vostro ronzio diventa il nostro orgoglio!

Giovanni