A richiederlo è un ordine del giorno presentato alla Camera (primo firmatario Andrea Mandelli che oltre a essere deputato è anche presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti) e gli infermieri – la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) – sono d’accordo.
“Gli infermieri, vaccinati nei primi mesi dell’anno, stanno assistendo a un aumento esponenziale dei contagi – afferma Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI – che in un solo mese, da ottobre a novembre, sono più che raddoppiati con un aumento di oltre il 130 per cento, portando il totale degli infermieri infetti da inizio pandemia a oltre 121mila (dopo il valore più basso di 219 infetti a metà luglio, si è passati ai 1.403 del 17 ottobre e ai 3.088 del 17 novembre).
In generale, su tutta la popolazione, l’efficacia vaccinale passa dal 76% nei vaccinati con ciclo completo entro i sei mesi rispetto ai non vaccinati, al 50% nei vaccinati con ciclo completo oltre i sei mesi, sempre rispetto ai non vaccinati”.
“È vero – prosegue – che dal vaccino in poi le morti di chi è da sempre in prima linea sono cessate come si sono ridotti i casi più gravi, quasi del tutto inesistenti. Tuttavia, anche se in forma lieve e perfino asintomatica, far infettare un infermiere significa mettere a rischio anche tutti gli assistiti di cui questo si prende cura e indebolire gli organici già ridotti all’osso”.
“Gli infermieri, come le altre professioni – conclude – sono vaccinati quasi al 100% e già oltre il 50% è stato già vaccinato con la terza dose di richiamo. Per questo la dose booster appare indispensabile e ineludibile per tutti, nel momento in cui il virus ha rialzato la testa e si sta di nuovo diffondendo rapidamente, complice la stagione e il numero di non vaccinati.
Bene, quindi, la richiesta di obbligatorietà già dopo sei mesi dalla seconda dose per chi assiste: è una garanzia di tutela della salute per tutti”.
Redazione InfoNurse
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