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La posizione del Coordinamento delle Professioni infermieristiche dell’Emilia Romagna sulla figura del Direttore Assistenziale

Il Coordinamento Regionale e la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche sostengono la proposta dell’Assessorato alla Salute della Regione Emilia Romagna per la modifica della Legge regionale 29/2004 con l’obiettivo di valorizzare le professioni sanitarie inserendo la figura del direttore assistenziale in staff alla direzione generale, come previsto dal testo aggiornato del decreto legislativo 502/1992 e come già inserito in altre Regioni  

Il Direttore Assistenziale partecipa insieme agli altri Direttori al perseguimento degli obiettivi aziendali e alla mission dell’Azienda definendo delle strategie di governo delle Professioni sanitarie che rappresentano nella Regione l’82% circa del personale dipendente e che ha la responsabilità dell’assistenza non solo nelle strutture ospedaliere, ma anche nei contesti territoriali e domiciliari in un momento nel quale la presa in carico dei bisogni di salute dei cittadini e l’educazione alla salute ricoprono un ruolo fondamentale nella gestione dell’emergenza pandemica e del piano vaccinale. 

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L’organizzazione proposta permette di gestire le risorse e le loro potenzialità, a servizio dei bisogni assistenziali della popolazione. Si aggiunge così una nuova opportunità per i cittadini e per i professionisti che per il loro mandato professionale sono i più vicini a dove nasce il bisogno di salute e ciò si è dimostrato primario anche nella pandemia. La capacità di gestirla da parte di professionisti competenti ha spesso fatto la differenza in termini di maggior possibilità e appropriatezza di risposta. 

Spiace tuttavia, vedere che chi finora ha operato in team, per un servizio multiprofessionale in grado di far fronte all’emergenza e di andare incontro realmente ai bisogni dei cittadini, consideri la direzione assistenziale come uno strumento per la creazione di “nuove poltrone” e che si confonda e non si comprenda il suo ruolo immaginando che possa svolgere funzioni di diagnosi e cura, mentre il direttore assistenziale, come si è dimostrato nei contesti in cui è già attivo, rafforza la governance dei processi organizzativi, garantendo una più compiuta visione d’insieme, capace di valorizzare tutte le professionalità presenti, generando una maggior capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini. 

Nulla a che fare quindi con altre professioni con le quali opera in un team multidisciplinare e rispetto alle quali affianca il direttore sanitario che deve occuparsi di altro. 

E spiace soprattutto constatare che in un momento storico come quello attuale non si comprenda che il PNRR per non fallire i suoi obiettivi, deve basare il suo risultato sulla multi-professionalità che non può essere soggetta a gerarchie acquisite. Nell’équipe multiprofessionale deve esserci un team leader che rappresenta la professione prevalente, quella che risponde al bisogno prioritario in base alla situazione che si presenta sul territorio, sia essa sociale, clinica e assistenziale con assistenti sociali, medici e infermieri, in un team davvero multiprofessionale e senza gerarchie o posizioni di privilegio. 

Il territorio e la domiciliarità hanno necessità di una visione diversa per la loro gestione ottimale ed è esattamente quella che può dare il direttore assistenziale, non disgiunto dallo staff della direzione aziendale, ma integrato in questa per tutti gli aspetti che riguardano il territorio e che altre figure già esistenti oggi hanno mostrato di non poter organizzare e governare.

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Redazione InfoNurse

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