Le storie degli infermieri al teatro: prima nazionale a Roma dal 27 al 31 ottobre
Va in scena in prima nazionale al Teatro India di Roma, dal 27 al 31 ottobre, lo spettacolo La notte di Capodanno per la regia di Roberto Gandini.
Una produzione Teatro di Roma-Teatro Nazionale, Laboratorio teatrale integrato Piero Gabrielli, in collaborazione con FNOPI, Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche.
Una pièce teatrale sulla figura dell’infermiere nata dal percorso progettuale L’arte di curare e di raccontare avviato nel 2019, che ha visto diversi momenti di studio e di riflessione sul tema con infermieri provenienti da tutt’Italia, che si sono confrontati con un gruppo di attori per trasferire lessico, movenze, episodi di vita vissuta tipici della professione e consentire lo sviluppo di un copione quanto più vicino alla realtà, in grado di raccontare un interminabile turno di notte a Capodanno.
“Le storie di noi infermieri sono particolari, perché svolgiamo una delle professioni che più intreccia, ogni giorno, il vissuto personale con quello altrui. Le nostre vite si incrociano con le vite di chi assistiamo e sono destinate a cambiare per sempre sia il curante che il curato. A volte impercettibilmente, a volte evidentemente – dichiara la presidente della FNOPI, Barbara Mangiacavalli -. Proprio per questo, è stato sempre motivo di rammarico per gli operatori sanitari vedersi rappresentati, al cinema, come in tv e al teatro, in ruoli marcatamente tipizzati, quasi caricaturali, come delle moderne maschere della commedia dell’Arte. Da queste premesse, è nata la collaborazione tra il nostro Ordine e un’istituzione culturale come il Teatro di Roma. Un altro modo di raccontare gli infermieri, la Sanità, le gioie e le frustrazioni fuori e dentro le corsia è possibile e noi ci crediamo fortemente”.
In occasione di questo esordio, è stato fissato un biglietto speciale al prezzo simbolico di 5 euro per tutti gli infermieri e gli studenti.
“In questi tre anni è accaduto l’inimmaginabile – spiega il regista Roberto Gandini -. La pandemia ha imposto a infermieri e medici di essere continuamente alla ribalta in questa immane tragedia. È cambiata così la percezione nei riguardi degli infermieri anche se per un troppo breve momento. Così, nella fase preparatoria dello spettacolo, ci siamo chiesti, fra le tante opzioni possibili, quali fossero le storie da raccontare. Quelle legate all’attualità, in continuo divenire, o quelle del passato con le sue storie di abnegazione e di resilienza? Abbiamo deciso di non raccontare né l’attualità né il tempo passato, affidandoci invece a un tempo simbolico, in cui le storie raccolte dagli infermieri diventano delle allegorie, che passano di mano in mano, da un paziente a un infermiere, da un attore a uno spettatore”.
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