L’empatia è un modo di comprendere cosa un’altra persona sta provando escludendo ogni attitudine affettiva personale (simpatia, antipatia) e ogni giudizio morale.
Nel nostro lavoro questo tipo di caratteristica è importante per il raggiungimento dei nostri obbiettivi assistenziali.
Difatti, a prescindere dal tipo di struttura, un paziente quando viene tolto dal suo ambiente naturale, dai suoi affetti ed emozioni, dalle sue abitudini ha un atteggiamento di chiusura.
Questo comporta varie difficoltà nel nostro operato, perché viene meno la fiducia e di conseguenza anche la comunicazione. Immagino quando dobbiamo eseguire l’igiene o addirittura la vestizione e il paziente trova scuse per lamentarsi.
L’acqua è fredda, piuttosto che non mi hai lavato bene i capelli. Oppure quando non vuole cambiarsi i vestiti sporchi o pretende di indossare solo certi indumenti. Arrivando anche a non comunicarti dolori fisici ed emotivi, stati d’animo.
Spesso noi OSS ci focalizziamo solo sui sintomi fisici che i pazienti presentano. Dobbiamo prendere in considerazione anche le numerose emozioni che provano. Come la paura, la preoccupazione, la tristezza, aiutandoli ad elaborarle. Le emozioni infatti sono correlate alla salute e hanno un ruolo importante per quanto riguarda la socializzazione.
Dobbiamo imparare ad ascoltare e comunicare con viso e occhi, con un gesto, e mettere a proprio agio chi abbiamo di fronte cosi che possano condividere la propria sofferenza.
Non è facile, anche perché spesso emergono condizioni lavorative che non dipendono da noi. Basti pensare a quando non si riesce a coprire le malattie o l’aggravarsi di alcuni pazienti che portano ad un aumento dell’attività assistenziale.
Condizioni che ci portano ad allontanarci e a non avere più il tempo per esserci. Malgrado tutto, dobbiamo sempre avere il tempo per un sorriso, per un gesto affettuoso e per fargli capire che non sono soli. Anche pochi minuti possono fare la differenza.
L’empatia consente di aprire un canale comunicativo, permettendo di accedere più facilmente alle informazioni chiave del problema individuando l’approccio terapeutico più appropriato.
Non basta fare ricorso alle nozioni che abbiamo appreso attraverso lo studio per comprendere l’essere umano, bisogna saper andare oltre e guardare anche dentro di noi. Instaurando relazioni più profonde con il malato riduciamo lo stress, il logoramento, l’improduttività e riduciamo atteggiamenti di indifferenza verso i destinatari della nostra attività lavorativa.
Dobbiamo però stare attenti a non lasciarci trascinare nel mondo di chi abbiamo davanti e mantenere la giusta distanza rimanendo sempre a contatto con le nostre emozioni evitando di entrare in burnout.
Luigi Pisano
CTS OSS LOMBARDIA
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