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Migep e SHC: riflessione di un 2020

 ”Egregio Direttore

Quest’anno è stato un anno difficile per tanti operatori, molti hanno perso i propri cari, molti colleghi hanno perso la vita. Abbiamo condotto una lunga discussione sui problemi degli oss e sulla crescita professionale in questo 2020 che si chiude all’insegna di lotte e proteste in un covid 19.

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Oggi più che mai è necessario tenere costantemente alta la visibilità, la strada è ancora lunga e piena di ostacoli, ma sappiamo che uniti e coesi renderemo la professione Oss ancora più forte. 

Vorremmo fermaci e riflettere su quanto è accaduto quest’anno 2020 in emergenza “Covid 19” all’operatore socio sanitario. 

Perché fare l’operatore socio sanitario non è per tutti:” Ci vuole un operatore molto forte, intelligente e compassionevole per affrontare le sofferenze con le persone, passione, empatia, e lavorare per mantenere la salute e il benessere della comunità”. Non c’è da stupirsi che alla fine della giornata sono esausti, non c’è da meravigliarsi se chiedono tutele e valorizzazione.

Come federazioni Migep e sindacato SHC siamo consapevoli e difendiamo questo prezioso capitale umano, stimiamo i colleghi che pensano a quello che fanno, fanno quello che gli dicono, dicono quello che sentono e sentono quello che fanno. Si chiama coerenza, ma anche sensibilità. 

Nel momento in cui costruiamo una strada, il processo diviene interattivo e reciproco e necessita di una testimonianza, di una comprensione da parte dei politici che attualmente manca, poiché stanno rigettando ogni interrogazione sull’evoluzione dell’oss. 

Come federazioni ringraziano tutti gli Oss per aver appoggiato le nostre iniziative diventando loro stessi la voce della professione, ottenendo un successo come l’area socio sanitaria, ora, l’integrazione dell’oss nella legge bilancio 2020/2021.

Un contributo molto importante da parte della categoria, queste vittorie sono state raggiunte grazie agli OSS che hanno partecipato alle nostre iniziative. Abbiano contribuito a dare all’oss un’immagine ricca di luoghi comuni e non realistica poiché si assume in prima persona la responsabilità degli atti e delle risposte ai bisogni del cittadino, della qualità dell’assistenza erogata.

Come federazioni siamo stati lo strumento, ma il vero Grazie va agli operatori socio sanitari che hanno fatto pervenire il loro malessere attraverso linee, progetti, azioni che abbiamo messo in campo come le cartoline indirizzate ai politici, permettendo all’emendamento presentato dal PD, diventato poi il patrimonio di molti parlamentari, di riconoscere agli oss una specifica indennità di “tutela della persona e promozione della salute”; dal 1 gennaio 2021 per un importo complessivo di 100 milioni annui nel prossimo contratto nazionale. Peccato che manchi un doveroso riconoscimento ai colleghi che operano nel privato e terzo settore che come sempre sono considerati figli di nessuno. 

In questi anni, abbiamo concentrato le nostre energie per incidere sull’emanazione e attuazione di norme di valorizzazione dell’operatore socio sanitario ai vari livelli organizzativi e assistenziali; i risultati ottenuti in tal senso nell’arco di anni non solo agiscono positivamente sull’immagine dell’oss, ma testimoniano il fatto che questa immagine è già migliorata poiché alcuni politici traducono le istanze sociali emergenti per questa professione nelle loro interrogazioni.

Il Governo continua a ignorare l’esistenza di questa professione negandogli il riconoscimento in questa pandemia, e come se questa figura è un’immagine distorta in una sanità sempre più caotica, come se avesse delle ricadute negative sull’assistenza, Queste sfaccettature sono accentuate soprattutto dai media, e dai politici che cristallizzano l’immagine dell’infermiere come unica risorsa assistenziale sminuendo e ignorando e non riconoscendo l’esistenza dell’oss come hanno fatto con la legge 42/99 con gli inf. Generici e Puericultrici.

In sostanza qual è l’immagine sociale dell’operatore socio sanitario che possiamo tracciare?

Gli operatori socio sanitari rappresentano in molte strutture assistenziali che fino ad oggi sono rimaste invisibili pur sapendo la loro esistenza (RSA – RAA- domiciliari -) un perno principale dove non esistono standard legali, dove non ci sono etici e professionali dell’assistenza e della cura che rispettino i diritti degli operatori e degli anziani e continuano a penalizzare con la paura gli operatori socio sanitari.

I confini professionali sono parte integrante della relazione del professionista – persona in cura, questi confini che il fulcro di leggi non chiare hanno determinato in modo che le esigenze della persona rimangano solo a parole senza leggi in tutela degli operatori socio sanitari, dove i Codici Etici non esistono, dove il professionista non riesce a stabilire i confini e i limiti della relazione e della responsabilità, qualsiasi azione o comportamento che porta il professionista a un abuso di professione è una violazione dei confini. La negligenza sono esempi estremi.

Peccato che le regole poste da queste leggi hanno reso la categoria debole con un adeguamento degli standard assurdi dove tutto diventa miraggio, peccato che in Italia cadiamo sempre nell’applicazione di modelli riconosciuti solo ad alcune professioni.

Le rappresentazioni negative degli stessi operatori riducono l’efficacia di soluzioni; poiché una persona che non ha un’alta concezione del valore professionale, avrà difficoltà a riporre la giusta fiducia nelle istituzioni poiché si creano linee disomogenee e non coese venendo a mancare la stima nei confronti dello stesso operatore socio sanitario, ne consegue una riduzione della performance lavorativa con ricadute negative anche sull’assistenza.

Dal Convegno del Forum Risk Management del 18 dicembre è merso che il 2021 sarà utile, aprirsi ad altri linguaggi e discipline che aiutino a capire quali sia il ruolo incisivo dell’immagine dell’operatore socio sanitario poiché attualmente è stata data un’immagine realistica ma non incisiva. 

Sarà un anno di necessità e imprescindibile nel tutelare tutti gli operatori socio sanitari, attuali e quelli futuri, rivalutare il progetto iniziato con la Fnopi in un nuovo percorso formativo in linea ad altri paesi Europei, l’applicazione dell’area socio sanitaria, favorire lo scorrimento delle graduatorie e la salvaguardia dei precari, riconoscimento del lavoro usurante, poiché non ha ancora raggiunto un pieno riconoscimento sociale poiché l’oss costituisce un elemento cardine nel funzionamento del Servizio Assistenziale, infatti, la scarsa valorizzazione sociale sono i principali fattori della crisi strutturale della professione dell’oss. 

Una crisi che si manifesta con l’endemica mancanza di personale, paura, elevati tassi di turn-over, contratti penalizzanti, mancato riconoscimento dell’area socio sanitaria, scuole regionali non adeguate, un accordo Stato Regioni del 2001 obsoleto, una formazione non linea ad altri paesi Europei, una retribuzione imbarazzante.

Il mancato spessore culturale della professione tende a creare un circolo vizioso, ed è una delle tante ragioni dello scarso richiamo sociale della professione dell’oss; dovremo lottare molto per affermare l’immagine dell’oss all’interno di una professione e nella realtà sociale per dedicargli uno sviluppo sulla qualità dell’assistenza e della formazione; strategie per stimolare la collaborazione con l’infermiere, con obiettivi chiari e condivisi, definire e rispettare ruoli, competenze, insieme per raggiungere un fine comune, la tanto decantata assistenza di qualità.

La professione, pur reclamizzata parecchio, non è attraente perché tuttora poco valorizzata nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie in rapporto al notevole spessore di contenuti teorico-pratici acquisiti durante il percorso formativo e che trovano scarsa rispondenza nell’organizzazione del lavoro e nei livelli retributivi. Oggi il legislatore non riconosce un’elevata professionalità e le notevoli responsabilità dell’oss, né tanto meno il diritto della legge 3/18. 

In questo fine anno che si chiude nella speranza che il Governo e la Maggioranza si occupi di questa categoria sempre più debole dove non hanno voluto affrontare il nodo strutturale dell’oss, con una beffa dietro l’altra (rigetto di tutti gli emendamenti sull’area socio sanitaria, sull’abolizione della 761/79, il Tar per due volte ha rigettato i ricorsi sull’area socio sanitaria delineando la linea del Ministero della Salute, la Camera che vota contro la richiesta di rivedere la formazione “271 contrari e 19 favorevoli”) negando il valore e il sacrificio dell’oss.

Sappiamo che c’è ancora molto da fare per dare dignità a questi operatori, e la strada che abbiamo imboccato e quella giusta nella valorizzazione della professione e continueremo a combattere per questa categoria.

Auguriamo a tutti gli oss buone feste ringraziandoli per la professionalità che hanno avuto in questa pandemia e per la fiducia postoci, e che il 2021 si apre a tutti gli effetti la stagione del pieno riconoscimento dei propri ambiti di autonomia e responsabilità e il riconoscimento del loro valore professionale e dell’area socio sanitaria. 

Buon 2021 a tutti i colleghi.

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