Brindisi, 23 feb. – La Fials proclama lo stato di agitazione all’Asl di Brindisi, senza escludere che possa essere solo la prima di una lunga serie di iniziative di protesta, laddove si riterrà necessario farlo. Dopo reiterati e vani tentativi di interloquire con la parte datoriale e a fronte di ripetute violazioni dei diritti di medici, infermieri, oss e operatori sanitari, il sindacato è sul piede di guerra e ha scritto una lettera infuocata al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e all’assessore alla salute Pierluigi Lopalco, per rappresentare le ragioni del personale che da tempo lamenta indifferenza e noncuranza da parte dell’amministrazione.
“La misura è colma, riteniamo sia giunto il momento di protestare. Davanti alla mancata attivazione del piano pandemico aziendale per le vaccinazioni e di quello per l’abbattimento delle liste d’attesa, intendiamo rappresentare il disagio e la rabbia del personale sanitario, già duramente provato dal lungo anno di pandemia. Vessato da un’amministrazione che gli nega: tempi di vestizione/svestizione e consegne adeguati ai Dpi ad alto contenimento, premi di produttività 2020-21 e premio Covid (corrisposto solo al 50%), incarichi di funzione e passaggi di carriera, diritto alla mensa e ticket relativo, stabilizzazioni a coloro che sono in servizio da più di tre anni e ferie spettanti”. Così Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials, commenta la proclamazione dello stato di agitazione all’Asl di Brindisi.
“Si tratta di una situazione insostenibile che rivela falle gestionali e organizzative al limite della sopportabilità – attacca Carbone – tanto più se a soffrirne sono coloro ai quali è stata dedicata una giornata nazionale. Definiti eroi e poi dimenticati, ora anche sottoposti a condizioni di lavoro irrispettose e vessatorie. Con l’emergenza si sono acuite le criticità già presenti all’interno dell’Azienda, dimenticando che a distanza di un anno si sarebbero dovute prendere le dovute contromisure a contrasto di questa deprecabile situazione”. “Gli operatori sanitari – conclude il segretario generale Fials – non possono e non devono supplire a mancanze operative dell’amministrazione, che conta a oltranza sulla disponibilità dei professionisti. Soprattutto loro, che hanno tutto il diritto di tirare una boccata d’ossigeno e di sentirsi supportati quantomeno a livello aziendale”.
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