Non sono solo i professionisti sanitari italiani a “fuggire” all’estero. Il fenomeno riguarda anche gli stranieri che in Italia si sono formati, magari ottenendo la cittadinanza del nostro Paese, ma poi hanno scelto di trasferirsi all’estero, attratti da stipendi molto più alti e, in generale, migliori condizioni lavorative. Anche da qui deriva la carenza di personale che attanaglia la sanità pubblica, alla quale diverse Regioni stanno cercando di porre rimedio reclutando medici e infermieri, per esempio, dall’America Latina.
L’ultima, in ordine di tempo, è stata la Sicilia, che a novembre 2023 ha promosso un bando per il reclutamento temporaneo di quasi 1.500 medici. Per partecipare è necessaria solo l’iscrizione all’ordine professionale del Paese di provenienza. Quasi la metà delle richieste è per professionisti della medicina d’urgenza e della rianimazione, le due aree in cui si registrano più defezioni. Peccato che a fine gennaio avessero risposto appena in 50, mentre a essere effettivamente reclutati sono stati finora soltanto in 16.
“Hanno risposto in pochissimi rispetto al reale fabbisogno. Non si risolve così il problema della carenza dei medici – osserva Gaetano Agliozzo, funzionario della Cgil siciliana -. Il vero tema è lo sblocco dei tetti di spesa. Bisogna evitare la fuga dei sanitari verso il privato e verso l’estero. Italiani o stranieri, il personale va assunto, e non reclutato a tempo”.
“In cinque anni, come associazione, abbiamo ricevuto circa 8mila richieste di professionisti da parte delle Regioni – racconta Faod Aodi, presidente dell’Amsi, (Associazione medici di origine straniera in Italia), contattato da Today.it -. Non parliamo solo di medici, ma anche di infermieri, fisioterapisti, farmacisti e logopedisti. Gran parte della domanda è rimasta inevasa per una semplice ragione: senza garanzie, non tutti sono pronti a raggiungere l’Italia. Il mondo è cambiato rispetto a dieci anni fa. Il settore pubblico, soprattutto quello italiano, non è più così attrattivo e il Covid ha scoperchiato il vaso di Pandora”.
Molti professionisti sono reclutati con il Decreto “Cura Italia”, partorito durante la pandemia per tamponare la drammatica carenza di personale. Finita l’era Covid, però, l’emergenza è rimasta e il Decreto è stato prorogato per ben tre volte. Fino al 2025 le Regioni e gli ospedali possono continuare ad reclutare personale straniero in possesso di un titolo di studio conseguito all’estero e ancora non convalidato nel nostro Paese, ma le assunzioni sono temporanee e il percorso che attende chi arriva non è esattamente lineare.
Pe quanto riguarda gli infermieri, ne mancano 150mila, e la richiesta è destinata crescere con le riforme sulla sanità territoriale previste dal Pnrr. “Prevale l’improvvisazione – dice Francesco Sciscicone, segretario di Nursing Up, anche lui contattato da Today.it -. Abbiamo notizie di centinaia di infermieri stranieri che non parlano italiano, specie in molte Rsa del Nord. Il reclutamento all’estero è un espediente per tappare una falla ormai strutturale. Servirebbero maggiore valorizzazione, più concorsi, sia per italiani che per stranieri, e un percorso chiaro di integrazione. Il rischio è quello di diventare un Paese di passaggio. Quanti saranno disposti a restare per 1.500 euro al mese e alle nostre condizioni? Non esiste solo l’Italia”.
La conferma arriva ancora da Faodi, che ha il polso della situazione: “Come Amsi, abbiamo ricevuto molte richieste di medici e infermieri pronti a fare le valigie per Qatar, Arabia Saudita e paesi del Golfo. Nel 2023 ne abbiamo contate oltre 6mila, sia da parte di italiani che da parte di stranieri. E il trend è in crescita”.
Redazione InfoNurse
Fonte: Nurse Times
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