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Associazione Coscioni: “Asl toscana nega morte assistita a donna che rifiuta nutrizione artificiale”

Un’Asl Toscana avrebbe negato l’accesso alla morte assistita a una 54enne affetta da sclerosi multipla progressiva, a seguito del suo rifiuto di sottoporsi alla nutrizione artificiale con la Peg. Lo riferisce l’Associazione Luca Coscioni, alla quale la diretta interessata si è rivolta.

La donna “ha diffidato l’Azienda sanitaria competente per averle negato l’accesso alla morte assistita sulla base del fatto che, per potervi accedere, secondo la sentenza costituzionale Cappato-Antoniani (242/2019), occorre essere tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale”, precisa l’Associazione Coscioni.

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E ancora: “Alla paziente, totalmente paralizzata, era stata prescritta la Peg, ovvero la nutrizione artificiale, in quanto costantemente a rischio di vita per polmonite da soffocamento, ma la donna aveva rifiutato perchè la Peg, nella sua condizione, era considerata un accanimento terapeutico a cui non si voleva sottoporre”.

Aggiunge Filomena Gallo, avvocato coordinatore del team legale della donna e segretaria nazionale dell’Associazione Coscioni: “Il diritto di rifiutare trattamenti anche salvavita è previsto dall’articolo 32 della Costituzione, nonché dalla Legge 219/2017. Il parere di maggioranza del comitato etico competente riconosce tutte le condizioni previste dalla Consulta presenti”.

Aggiunge la segretaria nazionale dell’Associazione Coscioni: “Anche in caso di rifiuto della Peg è però sufficiente l’indicazione clinica con la prescrizione della Peg stessa a caratterizzare le circostanze di una situazione equivalente a quelle dell’effettivo posizionamento della stessa. La commissione aziendale dell’Asl toscana, invece, afferma che, se la paziente avesse accettato la Peg, avrebbe avuto diritto alla morte assistita, prospettando dunque l’obbligo di sottoporsi a un trattamento sanitario contro la sua volontà, per poi poterlo interrompere”.

Conclude la segretaria nazionale dell’Associazione Coscioni: “Riteniamo queste ultime affermazioni gravissime, in quanto si vuole far passare il messaggio che per poter fruire di un diritto costituzionale occorre sottoporsi a una tortura, ovvero a un trattamento sanitario invasivo, contro la propria volontà”.

Redazione InfoNurse

Fonte: Nurse Times

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