Coronavirus, l’allarme degli oss toscani: «In Rsa senza protezioni. In pericolo noi e gli ospiti»

Dal Migep un esposto ai Prefetti per diffidare le aziende che non tutelano.

Anche dalla Toscana arriva il grido d’allarme degli oss: «non abbiamo dispositivi di protezione per tutelare noi stessi e le persone di cui ci prendiamo cura». Gli operatori sociosanitari sono in prima linea, ma di loro si parla poco. Per questo, l’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze-Pistoia ha voluto dare voce a questa categoria, attraverso Angelo Minghetti, presidente del Migep (Federazione nazionale delle professioni sanitarie e sociosanitarie). Il quadro tracciato è tutt’altro che positivo: «in alcuni casi agli Oss vengono negati i dispositivi di protezione, creando una possibile catena di contagio che mette a rischio in primo luogo i più fragili, come gli anziani ospiti delle Rsa. Il tutto nell’impossibilità di denunciare per paura di ritorsioni».

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Per questo la Federazione Migep, insieme al Sindacato degli operatori socio sanitari Human Caring Sanità (Shc Oss), ha inviato una diffida agli enti e alle aziende sanitarie, inviando un esposto indirizzato alle principali istituzioni e ai Prefetti di tutte le regioni italiane. E pretendendo che siano rispettate le disposizioni in materia di tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro, in modo da mettere a disposizione di tutti i lavoratori, nelle proprie sedi, i necessari DPI per garantire la loro incolumità. Sempre la Federazione Migep ha annunciato che contro chi si sottrae a tali obblighi saranno intraprese le opportune iniziative legali a tutela di tutti i lavoratori, con le dovute segnalazioni all’autorità e ai componenti servizi ispettivi del lavoro.

«Anche per gli Oss la situazione è critica – spiega Angelo Minghetti (foto), presidente del Migep -. In molte parti d’Italia, nelle Ra e nelle Rsa non è permesso avere Dpi. Le protezioni sono riservate a medici e infermieri e chi utilizza le proprie viene minacciato di licenziamento. Sta aumentando la mortalità degli ospiti nelle strutture e in parallelo aumentano i dipendenti con febbre e sintomi ma si continua non prendere in carico la questione con la necessaria urgenza. Si è agito, e si continua ad agire con negligenza. In molte strutture si è continuato a far entrare i parenti ignorando le disposizioni governative e le contestazioni degli operatori. E ora si pensa magari di ovviare interrompendo servizi di assistenza che richiedono un contatto ravvicinato, come l’igiene dei pazienti, chiedendo agli Oss di occuparsi solo della sanificazione degli ambienti»

«Anche dalla Toscana, come da tutta Italia, ci sono arrivate segnalazioni di molti Oss, Osa, Asa che vivono nella paura per la propria salute, per quella delle persone di cui si prendono cura e dei propri familiari – spiega Minghetti -. Ma hanno anche timore di possibili ritorsioni e questo impedisce loro di denunciare quanto sta avvenendo. Per questo, insieme al Shc Oss, abbiamo inviato un esposto a tutti i Prefetti d’Italia in cui diffidiamo tutti gli enti e aziende sanitarie che non rispettano le disposizioni di in materia di tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro. Contro queste realtà saranno intraprese iniziative legali a tutela di tutti i lavoratori».

«È necessario disporre interventi di sanificazione dei locali utilizzando personale dedicato, senza distogliere gli Oss dall’assistenza dei pazienti e degli ospiti – chiarisce Minghetti -. Tutti gli operatori devono essere dotati di strumenti di protezione e andrebbe attivato lo screening per tutto il personale sanitario e socio sanitario, anche se asintomatico. Questo tipo di approccio ridurrebbe sia il rischio della potenziale diffusione di contagi tra gli stessi operatori che tra i malati. Si tratta di interventi urgenti, perché queste strutture sono tutte potenziali focolai per le caratteristiche di vulnerabilità e fragilità degli ospiti».

Ma si lavora anche per il ‘dopo’. «Insieme all’Istituto Superiore di Sanità abbiamo concordato un programma formativo sul Covid-19 anche per gli Oss, in modo che possano avere precise direttive su come comportarsi – spiega Minghetti -. E abbiamo avuto un boom di adesioni. È un passo importante: per la prima volta nell’Iss anche la voce degli Oss, di solito dimenticata. Una piccola apertura che consentirà a questa categoria di evolvere, imparare e interagire adeguatamente a fianco dell’infermiere. Cosa che finora non sempre avveniva: si punta a una revisione completa di tutta la formazione, con la legalizzazione delle varie competenze».

In attesa di essere ammessi negli elenchi speciali delle professioni sanitarie. «Quest’emergenza ha fatto esplodere la situazione di una categoria professionale già dimenticata dalla Stato ma stiamo lavorando per dare agli Oss il riconoscimento che meritano – aggiunge Minghetti -. Lo scorso anno abbiamo fatto ricorso al Tar perché gli Oss, insieme a infermieri generici e puericultrici, sono stati esclusi dall’ex-ministro della salute Giulia Grillo dagli elenchi speciali delle professioni sanitarie. Il 5 maggio ci sarà l’udienza finale che ci auguriamo dia nuova dignità ai lavoratori».

Infine il ringraziamento al mondo dei professionisti sanitari. «Tutte le persone che in questo momento operano a livello assistenziale, dal medico a chi si occupa delle pulizie, si meriterebbero un riconoscimento. Senza loro la sanità pubblica, distrutta da 10 anni di politiche inadeguate, sarebbe crollata. Dobbiamo dire loro grazie e lo faccio anche io come cittadino di 65 anni. La Federazione Migep e il sindacato Shc Oss vogliono lanciare due segnali forti – conclude Minghetti -. Quando l’emergenza sarà passata dovremo scendere tutti in piazza: oss, infermieri, medici. Tutti compatti indipendentemente dalle sigle e dalle qualifiche per far sentire la nostra voce al Governo. E il Ministero della Salute dovrà aprire un tavolo tecnico per discutere di quanto è avvenuto ed evitare nel prossimo futuro che si ripetano situazioni simili. Dando stabilità a tutte le figure in modo corretto».

Redazione InfoNurse

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Antonio Russo

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