Con una recentissima circolare, datata 1° agosto 2024, è il caso di dire finalmente e dopo una lunga attesa, la Fnopi, ovvero la nostra Federazione infermieristica, di concerto con gli Ordini professionali, ha ufficialmente condannato e riconosciuto, nella sua enorme negatività, “la piaga” del demansionamento infermieristico.
Era ora! E anche se questo modus operandi non risolve certo il problema del demansionamento dall’oggi al domani, dal momento che da Nord a Sud, in particolar modo per la carenza degli oss, sono ad oggi centinaia gli infermieri costretti a svolgere mansioni che non competono loro, e questo rappresenta di certo un notevole aggravio a una condizione psico-fisica già estremamente delicata. Dobbiamo di certo prendere atto che l’intervento della Fnopi rappresenta un importante passo in avanti.
La giustizia, quella sì, da tempo ha dato ragione ai professionisti dell’assistenza, con decine di cause per demansionamento vinte contro le aziende sanitarie. Tra queste, anche moltissime portate avanti da noi del Coina e, in particolare, una che ha visto trionfare i diritti dei professionisti sanitari, in questo caso di un infermiere, con un risarcimento tra i più alti mai ottenuti nei tribunali italiani, del valore di ben 60mila euro.
Non è però tanto una questione di soldi ottenuti, lo ribadiamo, ma soprattutto del valore di una battaglia contro l’iniquità e contro le ingiustizie che gli infermieri sono costretti a subire ogni giorno nelle corsie.
E quando un professionista sanitario (ricordiamo che l’oss non è di fatto un professionista sanitario), già caricato delle elevate responsabilità che competono ogni giorno a un infermiere, è costretto anche a occuparsi di attività proprie del personale di supporto, quali vestizione del paziente, rispondere ai campanelli, oppure di sostegno all’espletamento delle sue funzioni corporali, o addirittura rifare il letto vuoto del malato, certamente tutto questo rappresenta un ulteriore macigno da portare sulle proprie spalle, che naturalmente si riversa con conseguenze negative di non poco conto sulla qualità della tutela della salute.
La Suprema Corte di Cassazione, già nel 1985 (sent. n. 1078, RG n. 9518/80, Cron. 2210 del 09 febbraio 1985), statuì: “Non compete all’infermiere, ma al personale subalterno, rispondere ai campanelli dell’unità del paziente, usare padelle e pappagalli per l’igiene del malato e riassettare il letto”.
Un infermiere stanco, non smetteremo mai di ripeterlo, un infermiere demansionato, un infermiere sottoposto a stress psico-fisico sarà un infermiere non in grado di esprimere al meglio le proprie competenze, con la conseguenza del palese rischio di commettere un numero maggiore di errori, a discapito della salute del paziente.
Redazione InfoNurse
Fonte: Nurse Times
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