La fotografia restituita dall’Osservatorio Caritas Ambrosiana è impietosa: Milano è una città in cui anche chi ha un lavoro finisce in difficoltà economica. I working poor sono aumentati del 59% in cinque anni e quasi un assistito su quattro (23,9%) porta a casa uno stipendio, ma non ce la fa lo stesso. In questo scenario gli infermieri entrano ormai a pieno titolo tra le categorie più esposte: salari fermi, inflazione crescente, affitti fuori controllo. Una professione essenziale, ma sempre meno sostenibile nella metropoli.
Per Fials Milano il nodo è evidente: impedire nei fatti la libera professione significa togliere agli infermieri una delle pochissime leve per integrare un reddito che non basta più. E proprio su questo terreno, nelle ultime settimane, si è creato un caos normativo senza precedenti.
Da un lato, il Parlamento ha approvato un emendamento che proroga fino al 31 dicembre 2027 la deroga al vincolo di esclusività per il personale sanitario non dirigente. Dall’altro il ministero della Salute continua a parlare di una proroga più breve, solo al 31 dicembre 2026, legandola a verifiche e monitoraggi che ancora non esistono o che non sono stati completati. Il risultato è un quadro incoerente, contraddittorio, che genera incertezza e paura.
“Gli infermieri già fanno fatica ad arrivare a fine mese in una città come Milano, dove anche un lavoratore può ritrovarsi alla Caritas – dichiara Mauro Nobile, segretario di Fials Milano -. In questa situazione, la libera professione non è un di più: è una necessità. Ma tra proroghe sovrapposte, regolamenti mancanti e autorizzazioni che non arrivano, la politica sta scaricando tutta la sua confusione sulla pelle dei lavoratori. È inaccettabile”.
Il ministero stesso ammette che mancano i dati: molte Regioni non hanno inviato le informazioni richieste e diverse aziende sanitarie non hanno applicato in modo uniforme la normativa. Senza numeri, senza un quadro unitario e senza regole chiare, la proroga resta un titolo vuoto. E nel frattempo gli infermieri non sanno se possono esercitare, come possono farlo, quali rischi corrono.
“C’è chi presenta domanda e non riceve risposta per mesi, chi ottiene un rifiuto con la motivazione generica della ‘necessità organizzativa’, chi viene lasciato sospeso senza alcuna comunicazione formale – prosegue il segretario di Fials Milano -. Così la libera professione resta un diritto teorico e non un’opportunità reale. E mentre gli infermieri vengono trattati come una manovalanza di emergenza, i costi della vita divorano gli stipendi”.
Fials Milano denuncia da tempo una disparità insostenibile: la dirigenza medica dispone da anni di un sistema strutturato per l’intramoenia; il personale sanitario del comparto, invece, continua a vivere in un regime di eccezione provvisoria, prorogata a colpi di emendamenti, senza garanzie né tutele.
“Se davvero si vuole evitare che gli infermieri entrino stabilmente nella categoria dei nuovi poveri, bisogna eliminare il vincolo di esclusività per il personale non dirigente, come già avviene per i medici – conclude Nobile -. Continuare a rinviare, correggere, prorogare, senza mai assumersi la responsabilità di una riforma stabile, significa accettare che chi cura i cittadini non riesca più a vivere nella città in cui lavora”.
Per Fials Milano questo non è solo un problema tecnico: è una scelta politica sul valore reale che il Paese riconosce ai suoi professionisti della salute. Una scelta che, oggi, sta spingendo gli infermieri verso la soglia della povertà lavorativa.
Redazione InfoNurse
Fonte: Nurse Times
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