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Puglia: oss assunti e poi licenziati per un rebus sui titoli

Hanno partecipato a un concorso, lo hanno vinto. Aspettavano solo l’assunzione, che però non arriverà mai.

Perché? Perché alcuni fra i documenti presentati per partecipare a quel concorso si sono rivelati non validi. Parliamo di un centinaio di persone che hanno partecipa to al concorso pubblico regionale  per 2.445 posti di operatore socio-sanitario.

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Un concorso organizzato dal Policlinico Ospedali Riuniti di Foggia e atteso da anni. Non a  caso alle prove si sono presentate 24mila persone. Il concorso si è concluso ad aprile dello scorso anno.  Ci sono stati ricorsi. Poi un centinaio di partecipanti risultati vincitori  o idonei sono stati eliminati improvvisamente dalla graduatoria.

Subito prima della loro assunzione infatti, gli uffici degli Ospedali Riuniti, come previsto dalle norme hanno verificato la validità dei documenti. Il bando di concorso prevedeva, tra gli altri, quale requisito di ammissione, il possesso dell’attestato di operatore socio-sanitario, conseguito a seguito del superamento di un concorso di formazione di durata annuale.

Un centinaio di vincitori che già attendevano la chiamata da varie Asl per essere assunti avevano presentato attestati rilasciati da agenzie che non hanno mai ricevuto autorizzazione regionale a rilasciare questo tipo di documenti, nonostante in alcuni casi abbiano effettuato corsi della durata di centinaia di ore. È il caso dei certificati rilasciati da società come Aps Pegaso, Informate School di Teramo, Acn.

Dopo una verifica da parte degli uffici regionali, i vincitori in possesso di titoli rilasciati da queste società sono stati fatti fuori dalla graduatoria. E così per quei cento vincitori e idonei del concorso ogni possibilità di assunzione in ospedali e strutture pubbliche come operatori socio-sanitari è sfumata per sempre a pochi passi dal traguardo e dopo aver speso migliaia di euro proprio in quella formazione. Non solo, i cento vincitori si sono visti ricevere dalla Regione Puglia una lettera in cui viene chiarito sostanzialmente che i loro attestati non sono spendibili né nel pubblico e né nel privato.

“In pratica – spiega uno dei 120 lavoratori che preferisce restare anonimo — in seguito a questa storia non possiamo più fare affidamento non solo sul posto pubblico, ma neanche nei lavori precari nelle cliniche private, visto che quella lettera della Regione chiarisce che non possiamo più lavorare in nessun ente”. Una doppia beffa che ovviamente ha scatenato una tempesta su tutto il concorso, ora bersagliato da altre decine di ricorsi presentati da quegli stessi vincitori, anche sulla base di una recente sentenza del Tar che ha definito quegli attestati giudicati non validi come equipollenti agli attestati riconosciuti dalle varie Regioni.

“Purtroppo proprio per la sua natura giuridica il titolo operatore da tempo ha creato molte situazioni imbarazzanti — spiega Saverio Andreula, vice segretario regionale della Fials — il titolo nasce nel 2001 dalla conferenza Stato-Regioni, viene rilasciato da ogni singola Regione e vale su tutto il territorio nazionale. Magari non sarà questo il caso, ma c’è anche da dire che alcune  strutture didattiche e formative hanno visto l’affare e ne hanno fatto carne da macello, facendo corsi brevi accelerati, rilasciando titoli fasulli con la colpevole distrazione delle Regioni che avevano l’obbligo di controllare gli enti di formazione e non lo hanno fatto. In molti  fra gli operatori sono stati tratti in inganno perché hanno letto locandine diffuse in ogni dove in cui si  promuovevano corsi di preparazione al concorso spacciati come corsi di acquisizione dell’attestato rilasciato solo da alcuni enti di formazione autorizzati dalle Regioni”. Ma una sessantina di quei 120  vincitori non ci stanno, ribadiscono di aver frequentato corsi di mille ore con tirocinio e si preparano  ad andare in procura denunciando  un altro particolare che rende questa storia, se possibile, ancora più  paradossale: “Alcuni colleghi operatori socio-sanitari — segnala uno  dei vincitori fatti fuori dalla graduatoria — che avevano frequenta to quello stesso corso di formazione e hanno partecipato al concorso vincendolo o risultando idonei,  sono stati assunti dalle Asl nei me si scorsi, quando a causa del Covid  c’era bisogno di forza lavoro negli  ospedali, con contratti a tempo determinato. Scaduti i contratti hanno ricevuto la lettera di decadimento dalla graduatoria”. Insomma, un pasticcio. 

Fonte: laRepubblica Bari (di Antonello Cassano)

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