Riflessione di un infermiere vittima del Covid-19
”Esistono due tipi di pandemia di Covid-19. La prima é soggettiva, ogni persona della società sulla base delle proprie credenze crea la sua immagine nella propria mente, la cui gravità spazia dal terrore fino ad arrivare al suo opposto, il negazionismo. La seconda é oggettiva, ed é la pandemia vissuta all’interno degli ospedali, dove tutti vedono le stesse cose e non lascia margine al proprio arbitrio. Il sottoscritto in qualità di infermiere impegnato in prima linea, ho nella mente impressa la seconda realtà. Da un giorno all’altro, similmente a tanti altri miei colleghi, inaspettatamente mi sono ritrovato dall’altra parte della barricata, ebbene sì, pure io in un letto di ospedale con la diagnosi di Polmonite interstiziale da Sars Cov2.
Relativamente giovane, sportivo e in perfetta salute il virus non mi ha risparmiato. Superata la fase acuta con tutti i timori di chi il virus lo conosce bene, nel momento in cui vi scrivo questo articolo la mia esperienza con il virus non é ancora conclusa; adesso sono convalescente alle prese con il post Covid (i postumi della malattia dopo il tampone negativo) nel mio caso: astenia, confusione mentale e oppressione toracica. Passare dall’altra parte e vivere la stessa malattia insieme ai pazienti ti insegna tanto e ti fa capire da una prospettiva diversa quanto la nostra assistenza e presenza sia fondamentale.
Entri nelle vite dei pazienti conoscendo i loro vissuti e l’impatto psicologico con cui stanno vivendo la malattia, riconosci in loro la sofferenza e la solitudine di non poter ricevere visite e quindi di non vedere i propri cari, se non attraverso supporti digitali; mai come in questo momento siamo noi operatori sanitari gli unici a relazionarsi con loro e a dare un contatto umano. Capire l’importanza di ciò é estremamente importante per il benessere della persona e indubbiamente é un’arma in più per vincere questa battaglia. ”
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