Sistema sanitario trentino a rischio per collasso per le sospensioni del personale non vaccinato al Covid: nell’incontro di oggi l’Azienda sanitaria ci ha dato poche certezze

Il sistema sanitario trentino, già in forte difficoltà, rischia ora una grave crisi a causa delle imminenti sospensioni dal servizio del personale non vaccinato al Covid.

Premesso che già da anni segnaliamo alle istituzioni una carenza cronica di personale infermieristico e delle professioni sanitarie, ora la situazione peggiorerà inesorabilmente, con il rischio di diventare insostenibile viste le ulteriori assenze dal servizio. 

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 Inescusabili i ritardi delle istituzioni: «Il Governo locale non si è mosso tempestivamente con selezioni per l’assunzione di personale infermieristico, non ci sono graduatorie da cui attingere nel momento in cui ci saranno le sospensioni, è attiva solo una graduatoria per l’assunzione di personale Oss, che viene utilizzata con il contagocce, con il paradosso che il personale infermieristico a volte è costretto a svolgere mansioni improprie e demansionanti.

Come potrà essere sostituito il personale infermieristico in procinto di essere sospeso? In Azienda sanitaria la situazione rischia inoltre di peggiorare ulteriormente, se verranno ridotti i posti letto nelle Apsp le ripercussioni sul sistema ospedaliero e territoriale saranno inevitabili.

Dobbiamo purtroppo rilevare la totale assenza della politica, che ha scaricato sull’azienda sanitaria, già in forte difficoltà, tutta la gestione delle problematiche ed i nostri professionisti si sentono abbandonati a sé stessi.

Nell’incontro di oggi con la Dirigenza dell’Apss, ci è stato comunicato che sono a rischio sospensione 67 sanitari e 50 Oss, altri 300 saranno oggetto di valutazione nei prossimi giorni. Abbiamo evidenziato quanto sia problematico sospendere dipendenti e professionisti sanitari la cui reperibilità sul mercato del lavoro risulti quantomeno complicata, in particolar modo ci sono professionisti infermieri e sanitari che operano in settori altamente specialistici, dove l’inserimento e formazione dura anche un anno, proprio per questo difficilmente potranno essere adeguatamente sostituiti. Le ricadute sull’erogazione dei servizi al pubblico e ai pazienti saranno inevitabili, ci sarà un aumento di carichi di lavoro sul personale che, assumendosi la responsabilità di tutelare la salute collettiva, si è da tempo vaccinato.

Questi professionisti potrebbero trovarsi ad operare in situazioni di non sicurezza e soprattutto i cittadini potrebbero non vedersi garantita un’adeguata qualità e sicurezza assistenziale.

Un’ulteriore considerazione: come possono le istituzioni politiche chiedere ai nostri professionisti ulteriori sacrifici, dopo 18 mesi di pandemia e soprattutto dopo aver manifestato un totale disinteresse per le istanze della categoria, a partire dal mancato rinnovo contrattuale, per poi passare al mancato riconoscimento degli incentivi Covid e dell’indennità malattie infettive per l’anno 2021? 

Vengono sospesi infermieri ed Oss, che saranno difficilmente rimpiazzabili, ma di fatto cosa ha fatto la politica trentina per attrarre in Provincia nuovi professionisti? Negli ultimi anni nessuna strategia è stata messa in campo sul come affrontare la carenza di personale, noi avevamo fatto molte proposte, le istituzioni hanno categoricamente evitato qualsiasi tavolo di confronto.

Nei prossimi anni 1200 infermieri trentini andranno in pensione, come verranno garantite le cure a cittadini sempre più anziani e con pluripatologie?

Come sindacato riteniamo inaccettabile coprire le carenze di personale attivando turni di 12 ore e facendo saltare ferie e riposi ai nostri colleghi che rimarranno in servizio, se così fosse proclameremo immediatamente la mobilitazione di tutte le nostre categorie di professionisti sanitari.

Cesare Hoffer- Coordinatore Nursing up Trento

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