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La storia del Bisfenolo A, i campi di utilizzo e i rischi per la salute umana: i consigli per consumatori e produttori 

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) nel novembre 2021 ha rivalutato i rischi da bisfenolo A (BPA) negli alimenti proponendo di abbassare, rispetto a quella della sua precedente valutazione del 2015, la dose giornaliera tollerabile (DGT) di 4 µg/kg di peso corporeo. La DGT è la quantità di una sostanza che un essere umano può consumare quotidianamente senza incorrere in rischi apprezzabili per la salute.

Il Bisfenolo A (BPA) è prodotto sin dagli anni ’60 ed è una sostanza chimica molto utilizzata in tutti i paesi industrializzati. È una sostanza chimica usata come monomero nella produzione di oggetti in policarbonato (PC) destinati a venire a contatto con gli alimenti e bevande, quali stoviglie riutilizzabili (piatti e tazze), o utilizzata per la sintesi di resine epossifenoliche, impiegate come rivestimenti per le lattine di bibita e barattoli di latta per alimenti.

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Il BPA viene utilizzato anche per altre applicazioni non alimentari come vernici a base di resine epossidiche, dispositivi medici, inchiostri da stampa e ritardanti di fiamma. Un’applicazione diffusa del BPA è nella carta termica utilizzata per gli scontrini di cassa. 

Da diversi anni, però, il BPA è una sostanza controversa e recentemente è stata classificata come interferente endocrino. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) definisce un interferente endocrino come «Una sostanza o una miscela esogena che altera la funzione del sistema endocrino e di conseguenza provoca effetti negativi sulla salute di un organismo intatto, o sulla sua progenie». Si sospetta che gli interferenti endocrini siano associati ad alterazioni della funzione riproduttiva, ad un’aumentata incidenza di tumore alla mammella e problemi dello sviluppo infantile.

Attenzione al consumatore

I consumatori per ridurre l’assunzione di BPA possono mettere in atto alcune azioni utili:

  • cercare prodotti che riportano la dicitura BPA-free in etichetta;
  • utilizzare bottiglie di plastica BPA-free o di acciaio inossidabile o di vetro, piatti in carta biodegradabile o ceramica e tante altre soluzioni green;
  • se vengono utilizzati contenitori in plastica di policarbonato, controllare sempre il loro stato di usura, perché più la plastica è rovinata più vi è la possibilità che questa trasferisca BPA all’alimento;
  • verificare le disposizioni del comune di appartenenza per smaltire gli scontrini, affinché non entrino nel ciclo del riciclo della carta.

Molto importante è il controllo anche per quanto riguarda i produttori”, dichiara Stefania Linguaglossa, Senior Account Manager Food Contact & Product di TÜV Italia. “L’utilizzo del BPA nei materiali plastici a contatto con gli alimenti è autorizzato ai sensi del Regolamento dell’Unione Europea N. 10/2011 e nel corso degli ultimi anni la Commissione Europea ha stabilito limiti e divieti. Per essere certi di rispettare le limitazioni è possibile rivolgersi a laboratori accreditati, come i laboratori pH, che permettono di determinare, tramite prove quali ad esempio test di migrazione, valutazione inquinanti della carta e del NIAS e analisi REACH, sostanze come il BPA utilizzando tecniche e strumentazione di ultima generazione”.

Le limitazioni e i divieti imposti dalla Commissione Europea sul BPA.

Nel gennaio 2011 la Commissione europea ha vietato l’impiego del BPA per la produzione di biberon per l’infanzia in policarbonato. Nel febbraio 2018 l’UE ha abbassato il limite di migrazione specifica per il BPA nei materiali a contatto con gli alimenti, sia plastici che i rivestimenti, e ha aggiunto il divieto di utilizzo di BPA per la fabbricazione di tazze o bottiglie in policarbonato destinate ai lattanti (bambini età <12 mesi) e ai bambini della prima infanzia (1-3 anni).

Per la carta termica il Regolamento dell’Unione europea 2016/2235 ha imposto una restrizione per il BPA inserita nell’allegato XVII del Regolamento (CE) N. 1907/2006 (REACH – Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals).

In particolare, dopo il 2 gennaio 2020 non è ammessa l’immissione sul mercato della sostanza BPA nella carta termica in una concentrazione uguale o superiore allo 0,02 % in peso.

Il BPA è una delle sostanze più tenute sotto controllo dalle autorità sanitarie e dalle istituzioni che hanno il compito di valutare la sicurezza dei composti con cui si può entrare giornalmente in contatto.

Redazione InfoNurse

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