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Trento. Gli Ordini delle professioni sanitarie e sociali protestano: nessun coinvolgimento nella riforma dell’Azienda

CHIESTO UN INCONTRO URGENTE CON FUGATTI E SEGNANA

Servono lungimiranza per un progetto globale e innovativo della sanità trentina e capacità di valorizzare i professionisti che sono la colonna portante del sistema

“Ci si ostina a mantenere un approccio tradizionale al concetto di salute senza quella lungimiranza e coraggio che un progetto globale ed innovativo di sanità richiede

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Così i nove Ordini delle professioni sanitarie e sociali della Provincia di Trento in una lettera inviata al presidente della Provincia Autonoma, Maurizio Fugatti, e all’assessore alla sanità, Stefania Segnana, a proposito del progetto di riforma dell’assetto organizzativo dell’Azienda sanitaria presentato qualche settimana fa dalla Giunta provinciale.

I presidenti degli Ordini lamentano innanzitutto il mancato coinvolgimento delle professioni sanitarie e sociali ed un reale confronto che non si riduca ad un “mero formalismo con convocazioni all’ultimo minuto senza opportunità di poter analizzare i documenti all’ordine del giorno e nonostante le promesse di coinvolgimento delle categorie annunciato dall’assessora in sede di Consiglio provinciale sanitario nell’incontro del 23 agosto scorso” . 

Il progetto di rinnovamento della sanità in Trentino dovrebbe essere il più condiviso possibile sia da parte degli operatori che dai cittadini specie in un momento difficile come il presente con “una preoccupante demotivazione diffusa di tutto il personale e per la grave carenza numerica in alcuni settori”.

Ciò promesso gli Ordini indicano in cinque punti gli obiettivi che dovrebbero essere propri di una riforma di riorganizzazione dell’Azienda sanitaria.

Ecco in sintesi: 

  • superare la vecchia visione di sanità ospedaliera e territoriale basando la riforma del sistema sanitario provinciale in logica One Health e portando una soluzione complessiva che metta in rete coordinata i professionisti e le risorse disponibili sul territorio provinciale (ospedali, territorio, RSA, farmacie, ….) capace di rispondere alle domande di salute dei cittadini nel loro ambiente di vita e di lavoro e di accompagnarli nel processo di prevenzione, diagnosi, cura, assistenza e riabilitazione da personale competente e motivato, ognuno con la stessa dignità e nel rispetto degli specifici ambiti di autonomia e responsabilità. Bisogna evitare il rischio di riproporre gerarchie anacronistiche e non più appropriate, ovvero disegnare contenitori nuovi e fermarsi lì. Il sistema, per funzionare e per essere sostenibile, ha bisogno di scelte basate sull’appropriatezza e dei professionisti che devono essere messi in grado di lavorare assieme nel modo migliore. Partire dai contenitori (Ospedali di Comunità, Case della Comunità,…) senza avere idea di come riempirli e coordinarli fra di loro è il modo per perdere un’occasione;
  • potenziare l’assistenza territoriale come previsto dal PNRR, che deve diventare il fulcro della risposta ai bisogni socio – sanitari dei cittadini. L’obiettivo deve essere quello di portare il sistema sanitario nelle case dei cittadini in un’ottica di interprofessionalità, prossimità ed innovazione, ricorrendo anche al supporto di nuovi strumenti tecnologici (telesanità, sistemi informativi per la continuità delle cure,..);
  • responsabilizzare il professionista sanitario e sociale: se coinvolto nei processi decisionali sarà molto più proattivo e contribuirà a quella gestione oculata e virtuosa delle risorse a cui tutti tendiamo e che è fondamentale per la tenuta del sistema sanitario equo e universale che conosciamo;
  • riscoprire e valorizzare le competenze dei professionisti, devono inoltre essere soddisfatte e non frustrate le loro aspirazioni di crescita professionale e di carriera. È preoccupante il diffuso e dilagante senso di frustrazione e di demotivazione da parte del personale ad ogni livello. Bisogna adeguare le retribuzioni alle responsabilità realmente assunte dai professionisti della salute, pur riconoscendo che le motivazioni principali per lavorare nel sistema pubblico, oltre ad essere la sicurezza e la qualità dell’assistenza, la crescita professionale e la possibilità di carriera, è il desiderio di stare accanto alla persona nei momenti del bisogno; 
  • introdurre con urgenza nella rinnovata gestione del personale un sistema incentivante legato alle effettive capacità del professionista e basato sul merito in modo tale che i migliori ne abbiano vantaggio in carriera e in retribuzione così da rendere attrattive le professioni sanitarie e sociali e la sanità pubblica trentina. 

I cittadini – sottolineano ancora gli Ordini – meritano una “reale riforma del sistema provinciale“ che possa rispondere ai loro bisogni emergenti nei prossimi anni e che al contempo valorizzi le professioni sanitarie e sociali. E’ necessaria una riforma che includa anche i servizi dell’area sociale e psicologica come è stato peraltro palesato anche dall’emergenza Covid 19. 

Gli Ordini concludono chiedendo a Fugatti e Segnana un “percorso virtuoso di democrazia partecipata” che non può esimersi dalle consultazioni dei soggetti coinvolti e destinatari della politica pubblica. Di qui la richiesta di un incontro urgente per aprire un dialogo reale e partecipato.

Il documento è firmato da Daniel Pedrotti (infermieri), Marco Ioppi (medici e odontoiatri), Tiziana Dal Lago (farmacisti), Serena Migno (ostetriche), Monica Fontanari(professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e prevenzione), Roberta Bonmassar (psicologi), Marco Ghedina (veterinari), Gianumberto Giurin (chimici e fisici), Angela Rosignoli (assistenti sociali)

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