“Una categoria in sofferenza, spesso vittima di aggressioni, poco valorizzata e che si sta estinguendo, sia perché sempre meno giovani scelgono questo percorso di studi e sia perché tanti nostri colleghi preferiscono andare all’estero: in occasione di questo primo maggior, penso che nessuno meglio degli infermieri possa rappresentare l’attuale situazione del mondo del lavoro nel nostro Paese”. Parola di Antonella Rodigliano, segretaria di Nursind Emilia-Romagna, che in occasione della Festa dei lavoratori, ha celebrato tutti i professionisti della sanità, ricordando però le criticità quotidiane affrontate dagli infermieri, a partire dalla fuga all’estero.
“La nostra sfida per il futuro dev’essere certamente quella di rendere più attrattiva la nostra professione – sottolinea la segretaria regionale Nursind -. Un risultato che si può ottenere sia garantendo maggiore gratificazione a livello economico, sia dando la possibilità di una carriera professionale trasparente e con percorso ben precisi e sia con un’organizzazione del lavoro che possa conciliare con i propri tempi di vita. Chi ha deciso di andare via, lo ha fatto soprattutto per queste ragioni”.
“Aziende e Regione non valorizzando come dovrebbero i nostri infermieri – rimarca la segretaria regionale Nursind -. Ci chiamano professionisti, ma siamo trattati come chi non ha le nostre competenze ed anni di studi e preparazione alle spalle, con responsabilità, oneri e rischi anche per la salute. Le aggressioni fisiche sono ormai cronaca di tutti i giorni. I nostri pronto soccorso non sono sicuri e tutt’oggi, nonostante i continui episodi, non vediamo politiche migliorative in tal senso. E nemmeno rivolte a garantire degli incentivi per chi ci lavora”.
Conclude la segretaria regionale Nursind: “In Emilia-Romagna siamo ignorati e dall’assessorato non c’è alcuna volontà di ascolto delle nostre ragioni e delle difficoltà che affrontiamo quotidianamente per garantire assistenza e cure ai cittadini. Servono politiche concrete che rendano maggiormente attrattiva la nostra professione. Quindi, secondo noi, a sfida di questo primo maggio dev’essere proprio questa. È lavoro se è sicuro, dignitoso e riconosciuto. Se contribuisce a realizzarti come persona e se si concilia (bene) con la tua vita privata, qualunque essa sia”.
Redazione InfoNurse
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