L’Italia continua a essere tra i Paesi europei con il consumo più elevato di antibiotici e con la quota più alta di utilizzo ad ampio spettro. I dati Aifa 2023 lo confermano: 22,4 DDD/1.000 abitanti-die, valori oltre la media Ue e un indice di larghezza di spettro pari a 13,6, quasi triplo rispetto all’Europa. Un eccesso che alimenta direttamente la selezione dei batteri resistenti, mentre a livello globale l’antibiotico-resistenza provoca oltre 1,3 milioni di morti l’anno.
La minaccia dell’antibiotico-resistenza cresce rapidamente: in alcune regioni asiatiche la resistenza ai fluorochinoloni supera il 70%. Anche in Europa si diffondono ceppi di Esterichia coli, Klebsiella pneumoniae e Acinetobacter refrattari ai carbapenemi, antibiotici di ultima linea. In questo contesto l’Italia dispone di un capitale professionale decisivo, ma ancora sottoutilizzato: gli infermieri, che nei Paesi del Nord Europa superano con oltre il 90% di conferme il primo anno di servizio e registrano un 92% di successi negli esami clinici Ocse (media globale 78%). Una qualificazione che si radica in un percorso formativo di circa 2mila ore cliniche, tra i più robusti dell’Unione.
La letteratura internazionale mostra che, quando l’infermiere è integrato nei programmi di stewardship antibiotica, l’uso inappropriato scende del 25–30%. La riduzione deriva da attività che solo questa figura svolge in continuità: raccolta corretta dei campioni, controllo dei tempi di somministrazione, rilevazione precoce delle variazioni cliniche, educazione terapeutica, gestione dello switch EV→orale. Sono interventi che incidono sulla durata delle terapie, sugli esiti clinici e sulla sicurezza del paziente: in reparti con competenze avanzate le infezioni correlate all’assistenza si riducono del 20-30%, e l’aderenza all’igiene delle mani cresce fino al 35%.
Nonostante ciò, l’Italia non ha ancora una cornice nazionale che valorizzi queste competenze: la formazione avanzata non è obbligatoria, i ruoli nei team AMS non sono definiti e mancano indicatori chiari per i reparti. Un paradosso evidente: infermieri tra i più apprezzati d’Europa, ma un sistema che li limita e li rende marginali nei processi decisionali sulla stewardship.
Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up, afferma: “Se continuiamo a consumare più antibiotici della media europea, continueremo a generare più resistenze. È semplice e pericoloso. L’infermiere è l’unica figura che segue la terapia minuto per minuto, ed è quindi quella in grado di spezzare la catena dell’abuso antibiotico. Servono formazione avanzata, ruoli chiari nei team AMS e investimenti reali. Non chiediamo privilegi: chiediamo strumenti per proteggere l’efficacia degli antibiotici, una risorsa che l’Italia non può permettersi di perdere”.
Redazione InfoNurse
Fonte: Nurse Times
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