Ceu 2023 e Manifesto di Firenze: il punto di Roberto Romano (Opi Fi-Pt – Sismax)

Il documento si propone di riformare l’assetto del sistema di emergenza urgenza.

Un evento fondamentale per l’area emergenza urgenza, dal quale è scaturito un documento che si propone di riformare l’assetto del sistema. A tracciare un bilancio del Ceu 2023, il terzo congresso nazionale dell’emergenza urgenza che si è tenuto nei giorni scorsi nel capoluogo toscano, e delle istanze del Manifesto di Firenze, documento firmato da 18 realtà professionali, è Roberto Romano, referente sviluppo area emergenza urgenza di Opi Firenze-Pistoia, membro C.S. CEU2023 e segretario nazionale Sismax.

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Obiettivo dei firmatari è “lavorare insieme alla riforma del sistema, ognuno nelle rispettive aree di competenza, per giungere a un disegno di legge adeguato che superi le frammentazioni e le differenze e accolga e declini nel modo più opportuno ed efficace le istanze tecnico-professionali, fornendo alle Regioni un’organizzazione attuabile e sostenibile e ai cittadini utenti un servizio sanitario che garantisca standard di elevato livello aggiornati alle linee guida e al progresso tecnologico”. Firmatari sono Aaroi Emac, AcEMC, Aniarti, Anpas, Cives, Coes Italia, Cosmeu, Cnsas, Gft, Hems Association, Siems, Irc, Siiet, Società italiana medicina di montagna, Simeu, Simeup, Simmed, Sismax. A seguire il testo di Roberto Romano.

“Il congresso di emergenza urgenza (CEU2023), giunto alla sua terza edizione, si è rivelato essere ancora una volta una pietra miliare per quest’area, capace di coagulare al suo interno davvero tutte le anime del settore e di fornire unità di intenti tra i vari soggetti partecipanti che possono essere, per la loro rappresentatività, reale motore di un auspicabile cambiamento.

Già nel 2021, a Riva del Garda, le società scientifiche di settore, e non solo, erano riuscite a trovare un’inedita quadra intorno a quel documento che, probabilmente ancora insuperato per la forza e la novità che ha saputo esprimere, era la Carta di Riva. Un documento che semplicemente intendeva fornire una visione tecnica dei bisogni ai decisori politici, per far comprendere nel dettaglio quelli che erano i reali desiderata di chi, nell’emergenza, in ogni senso possibile, ci lavora davvero ogni giorno. Quel documento, che ebbi l’onore di enunciare proprio alla sua presentazione, in rappresentanza dei firmatari, fu accolto con straordinario favore dalla politica e divenne base di discussione per una miriade di disegni di legge che si stavano sviluppando, al fine di arrivare a una successiva auspicabile approvazione nelle commissioni di Camera e Senato, proprio nell’ultimo periodo della scorsa legislatura. Caduto il Governo, come era ovvio, i decisori sono in parte cambiati. Al palo sono rimaste importanti riforme, come ad esempio quella sulla figura dell’autista soccorritore, che anche la Carta richiamava, che pure nella condivisa necessità di essere perseguite non hanno potuto vedere la luce. Quello che però si è ritardato, in effetti, è stata la riforma dell’intero sistema di emergenza urgenza.

Nella testa di molti, non ce lo dobbiamo nascondere, questo ritardo è certamente suonato come l’ennesima occasione perduta, forse mai stata prima così concreta, di poter innovare il sistema. In realtà il lavoro è continuato sotto traccia e ha portato, a margine della nuova edizione di CEU di quest’anno, alla stesura del Manifesto di Firenze. Anche questo, vista la platea dei firmatari, è un documento alto, strettamente correlato alla Carta di Riva, che da essa prende i fondamentali sviluppando alcuni punti ed integrandone altri (attenzione alle maxi-emergenze, alla parte psicologica, ecc.).

Per quanto concerne la parte infermieristica si riporta, ancora una volta, l’attenzione sulla necessità di valorizzare le competenze avanzate, che già oggi e da anni vengono esercitate in moltissimi luoghi del Paese senza che questo sia realmente riconosciuto. Si chiede anche di programmare il fabbisogno di personale infermieristico facendo accurata programmazione fin dal percorso di laurea, al fine di colmare la carenza. È, questo, un punto molto importante da valutare, in quanto la ricaduta risulta essere ovviamente generale su tutto l’ambito professionale e la fuga dal pronto soccorso e dall’area emergenza urgenza, in generale, non è solo questione medica, come taluni vorrebbero dipingerla, ma non potrà che diventare un problema anche infermieristico, a fronte della non presa in carico delle legittime istanze in materia di competenze, responsabilità e retribuzioni.

Altro passo importante è la condivisione di tutti i firmatari per quello che riguarda l’implementazione della laurea magistrale ad indirizzo clinico, passo imprescindibile per collocare ancora più correttamente l’infermiere specialista di area all’interno dei sistemi.

Le società firmatarie vedono un servizio pubblico, universalistico, con operatori sempre più professionalizzati e con una buona definizione dei livelli di soccorso. Chiedono, e questa è una novità importante, chi si prenda cura della loro sfera di benessere psicologico. Vogliono sistemi che si prendano carico dell’ordinario, che in quest’area forse neppure esiste, ma anche dello straordinario, spingendosi a chiedere sistemi univoci e codificati di gestione della maxiemergenza. Un reminder pesante, dunque, per la politica che si presenta con un esecutivo certamente più solido del precedente e, per questo, nella piena possibilità di decidere con il giusto contraddittorio ma con la forza di imboccare la via che a più voci viene richiesta.

Adesso non ci sono problemi di tempo o di numeri. Adesso serve solo la volontà di prendere la giusta strada. A questo manifesto non potranno seguirne altri. Ci sarebbe poco da dire di ulteriore, se non manifestare la delusione per non avere avuto il coraggio e la forza, di cui ora c’è bisogno, per cambiare”.

Redazione InfoNurse

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