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Coronavirus, dimessi i 20 cinesi ricoverati allo Spallanzani.

“Ieri potevano già uscire, ma non avevano dove andare”, dice una delle infermiere che li ha assistiti. Intanto c’è una nuova impennata di casi in Cina.

Sono stati dimessi dall’ospedale Spallanzani di Roma i 20 turisti cinesi appartenenti alla comitiva della coppia risultata positiva al coronavirus. Tutti sono stati in quarantena per 14 giorni e sono sempre risultati negativi al test. Tra loro anche cinque minori. Mercoledì sera, per salutarli, è stata organizzata una festicciola in ospedale.

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È un giorno straordinario per i miei connazionali che hanno concluso la quarantena in questo ospedale. Sono molto felici – ha affermato il dottor Zhang, dell’ambasciata cinese, che ha accompagnato i 20 connazionali dimessi dallo Spallanzani –. Stanno molto bene, sono contenti. Voglio ringraziare lo Spallanzani e gli amici italiani che hanno dato supporto all’ambasciata. I servizi prestati ai miei connazionali per venire incontro ai loro costumi particolari sono stati ottimi e professionali. Ora torneranno direttamente in Cina con un aereo di linea”.

I 20 turisti cinesi non erano preoccupati per il fatto di essere stati ricoverati, ma li preoccupava il fatto che gli alberghi non li accettavano e sono dovuti rimanere un’altra notte. Lo stesso con i taxi: li chiamavano parlando in inglese, ma quando i tassisti vedevano che erano cinesi non li facevano salire”. Lo ha affermato Regina, una delle infermiere che ha assistito i ricoverati allo Spallanzani. “Ieri erano senza mascherina, senza guanti, potevano socializzare e quindi anche uscire, ma non hanno trovato posto, non avevano dove andare – ha aggiunto –. Loro volevano uscire, pernottare fuori ma non è stato possibile”.

Intanto è salito a 1.350 il numero di morti per coronavirus in Cina, di cui 1.310 nella sola provincia dello Hubei, con 242 nuovi decessi e 14.840 nuovi casi di contagio. Il forte incremento è dovuto ai nuovi parametri utilizzati per identificare i casi da Covid-19: ora i conteggi includono anche i “clinicamente diagnosticati”. Secondo le autorità sanitarie cinesi, ciò consente anche ai pazienti “sospetti” di ricevere le stesse cure dei casi confermati.

La stessa Cina ha rimosso i massimi funzionari del Partito Comunista sia nella provincia centrale di Hubei sia nella sua capitale Wuhan, epicentro del focolaio di coronavirus. A Hubei il sindaco di Shanghai, Ying Yong, prenderà il posto del segretario in carica Jiang Chaoliang, mentre a Wuhan il nuovo capo del partito comunista, Wang Zhonglin, sostituirà Ma Guoqiang, che a fine gennaio aveva ammesso ritardi nella scoperta dell’epidemia.

Per quanto riguarda la situazione fuori dalla Cina, il ministro della Salute giapponese, Katsunobu Kato, ha confermato che sulla nave da crociera ancorata nella baia di Yokohama sono stati accertati altri 44 casi di coronavirus. Il totale delle infezioni a bordo sale così 218, in aggiunta al funzionario della quarantena rimasto a sua volta contagiato. Sulla nave ci sono ancora oltre 3mila persone, tra cui 35 italiani (di cui 25 membri dell’equipaggio), incluso il comandante.

In Vietnam, invece, un’intera città di 10mila abitanti, Son Loi, vicino alla capitale Hanoi, è stata messa in quarantena per timori relativi alla diffusione del coronavirus. Il ministero della Salute vietnamita ha dichiarato: “Stiamo ordinando una quarantena di 20 giorni, perché nella cittadina sono stati segnalati 5 casi di infezione da Covid-19”. In Vietnam sono 15 le persone finora colpite dal virus.

Redazione

Fonte: www.nursetimes.org

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