Covid. Africa e milioni di dosi vaccinali distrutte
Mentre nel resto del mondo, il braccio di ferro tra “no vax” e scienza continua imperterrito, tanto da “costringere” i Governi, a rendere obbligatorio, per alcune categorie di popolazione la vaccinazione antiCovid 19, cosa succede in Africa?
La variante Omicron, che purtroppo è causa oggi, della maggior parte dei contagi in Italia, nasce in quelle terre, dove non si riesce ad immunizzare in modo sufficiente la popolazione.
Diverse discussioni internazionali pongono l’ attenzione su come immunizzare Stati a basso reddito che tra epidemie diverse, hiv, guerre interne , non riescono da soli a procurarsi dosi vaccinali sufficienti.
Per garantire dunque un accesso equo ai vaccini antiCOVID19 venne istutito dall’OMS nell’ Aprile 2020 , un programma chiamato COVAX (acronimo di COVID-19 Vaccines Global Access).
Un progetto che dovrebbe garantire, partecipazione di 92 economie a basso e medio reddito all’accesso al vaccino anti COVID-19, finanziato dai donatori.
In Africa però, milioni di dosi vaccinali distribuite tramite il circuito COVAX, sono state distrutte.Si possono facilmente reperire foto e immagini di veri e propri falò.
Chiaramente si tratta di un forte segnale di protesta verso i Paesi più ricchi.
La rabbia nasce dal fatto che, si distribuivano dosi di vaccino a strettissimo giro di scadenza. Si puo’ velocemente immaginare, come sia impossibile per il Sistema Sanitario africano organizzare campagne vaccinali in pochissimi giorni, ma anzi come sostiene Faisal Shuaib, capo in Nigeria dell’Agenzia per lo sviluppo della salute nazionale di base (Nphcda) –. L’organizzazione per distribuirli in tutta fretta ha ulteriormente stremato le strutture sanitarie”.
La stampa nigeriana aveva filmato la discarica dove le ruspe avevano sotterrato circa un milione di vaccini. Il Malawi ha invece deciso di bruciare 20mila dosi mentre il Sud Sudan ne ha distrutte 60mila e ne ha rispedite indietro 72mila. In seguito, la Repubblica democratica del Congo (Rdc) ha iniziato a rifiutare l’offerta dei vaccini prima ancora che atterrassero nel Paese.
Molti Stati africani hanno affermato che, le future dosi vaccinali donate, dovranno avere scadenza piu’ a lungo termine e dovranno essere corredati di frigoriferi se rischieste particolari temperature di conservazioni, e inoltre mancano anche le siringhe per l’inoculazione delle dosi.
Riflettendo è chiaramente inutile donare dosi vaccianali a breve scadenza in territori così ostili , carenti di strutture ospedaliere, inoltre non fornire gli strumenti per la conservazione delle stesse dosi e quelli per la somministrazione equivale a rendere impossibile comunque la campagna vaccinale.
Tuttavia in alcune terre africane la corsa al vaccino non c’è.
In Ruanda ad esempio, dove il vaccino è obbligatorio molti scappano nei territori vicini .
Alcune popolazioni nutrono sfiducia verso le scelte di Governo, ancora seguono credenze popolari che gettano ombre sui vaccini suscitanto paura e rifiuto verso essi.
Bisogna quindi tenere sempre presente che aiutare i Paesi piu’poveri è un operazione complessa e multifasica, dove si intreccia appoggio meramente materiale a quello difficle delle campagne di informazioni che ad oggi è detenuto solo dalla volonta dei missionari. Tutto ciò non è solo un dovere etico e sociale ma è anche fondamentale per superare una pandemia che ormai ci soffoca da troppo tempo.
L’ Europa e il mondo tutto è strettamente interconnesso con l’Africa, come tutti gli altri Paesi a basso reddito, e se non si supportano davvero , non solo attraverso campagne di copertina, queste popolazioni rischiano di essere sommerse da altre varianti, che irrimediabilmente travolgeranno anche il resto del mondo e ci impediranno ancora per molto di vedere la luce infondo al tunnel.
Valeria Pischetola
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