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IL BURN-OUT

“UN PERICOLO INVISIBILE SOTTOVALUTATO”

Burn-out è un termine di origine inglese che letteralmente significa “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato”.  Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il burn-out è una sindrome derivante da stress cronico associato al contesto lavorativo, che non riesce ad essere ben gestito.

Il lavoro dell’Operatore Socio Sanitario ha una grande importanza sia nel sociale che nel sanitario. Ma è un lavoro altrettanto difficile tanto e vero che la sindrome del burn-out è una sindrome patologica che colpisce in modo particolare chi lavora nelle professioni d’aiuto come l’Operatore Socio Sanitario.

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Si tratta di una particolare forma di reazione allo stress lavorativo tipica delle professioni di aiuto nelle quali non si utilizzano solo competenze tecniche, ma anche abilità sociali e energie psichiche per soddisfare i bisogni dell’utenza.

Il burn-out è il sommarsi di fattori di stress emotivo e organizzativo che determinano l’esaurimento dell’operatore. Il burn-out può essere inteso come un meccanismo di difesa adottato dagli operatori per contrastare la condizione dello stress lavorativo determinato da uno squilibrio tra richieste/esigenze lavorative e risorse non disponibili.

La fatica ad andare al lavoro diventa ogni giorno maggiore, mancano le energie, la voglia e la motivazione. Ritmi di lavoro sempre più frenetici che ti allontanano da te stessi e dagl’altri.

Passiamo da uno stato di entusiasmo dettato dalle motivazioni che ci hanno spinto nell’essere un Operatore Socio Sanitario, attraversando una fase di stagnazione e frustrazione. Raggiungendo così un graduale passaggio da empatia ad apatia arrivando ad una morte professionale.

Le cause più frequenti sono:

  • il lavoro in strutture mal gestite
  • la scarsa o inadeguata retribuzione
  • l’organizzazione del lavoro disfunzionale
  • lo svolgimento di mansioni frustranti o inadeguate alle proprie aspettative
  • l’insufficiente autonomia decisionale e sovraccarichi di lavoro

C’è da dire, inoltre, che il burn-out non è affatto un problema personale che riguarda solo chi ne è affetto, ma è una “malattia” contagiosa che si propaga in maniera altalenante dall’utenza all’équipe, da un membro dell’équipe all’altro e dall’équipe agli utenti e riguarda quindi l’intera organizzazione dei servizi, degli utenti della comunità oltre che il singolo individuo.

Il modo migliore per prevenire il burn-out è sicuramente puntare su un lavoro di gruppo coeso e propositivo, lasciando loro dell’autonomia nelle decisioni da prendere ed offrendo loro un’organizzazione del lavoro chiara e coerente.

Stimolare il lavoratore accrescendo la sua formazione dandogli aspettative nuove e di crescita professionale. Ascoltare i lavoratori dandogli tutti i supporti possibili per rendere l’ambiente di lavoro più sano sia tra colleghi che nei confronti dell’utente.

Oggi più che mai il rischio del propagarsi di questa sindrome è alto. Bisogna intervenire al più presto per non trovarsi ad un punto di non ritorno.

Mimosa Isufu
CTS OSS LOMBARDIA

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Antonio Russo

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