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”In Italia tutto ciò è considerato assolutamente normale, trattare gli infermieri come se fossero disperati, senza alcun diritto di scelta o voce in capitolo”

”Scrivo questa lettera perché sono sconcertata e delusa per come vengono trattati gli infermieri nel mio Paese. Non sono una persona a cui piace fare polemica; ma questa volta sento il dovere di farmi sentire anche per i miei colleghi che sono in Italia e che quindi forse non si rendono conto che le cose potrebbero e dovrebbero essere migliori. Sono del parere che non siamo né eroi, né angeli, bensì professionisti e tali dovremmo essere considerati. 

Sono Magda Aldi, mi sono laureata in infermieristica a Prato nel 2015 e ho immediatamente avuto l’opportunità di trasferirmi nel Regno Unito; in cui ormai lavoro da quasi 5 anni nel blocco operatorio. Con l’idea di un giorno eventualmente tornare in Italia (perché comunque, diciamocelo, il Bel Paese manca un po’ a tutti noi emigrati); ho deciso di partecipare all’ultimo concorso Estar per la Toscana.

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Non avendo mai partecipato ad un concorso prima di allora, sono rimasta subito perplessa dall’incredibile disorganizzazione durante lo svolgimento dello stesso. Colleghi e amici italiani mi hanno fatto invece presente che, rispetto ad altri concorsi, quello di Estar era molto ben organizzato. Già questo mi ha lasciata di stucco, in quanto mi chiedevo come si possa considerare organizzato un concorso per un posto con 12000 iscritti.


Con l’arrivo del Covid poi, sembra che improvvisamente in Italia ci si sia resi conto dell’importanza del figura dell’infermiere e di quanta carenza di personale ci fosse negli ospedali e così la graduatoria è scorsa molto velocemente arrivando a me (3661esima) in nemmeno 8 mesi.


Vivendo all’estero ho dovuto rifiutare le chiamate straordinarie, nella speranza di avere l’occasione di spostarmi in Italia con la chiamata ordinaria.

Quest’ultima arriva con una e-mail venerdì 4 dicembre 2020 alle ore 19:16 (GMT+ 01:00), con le richieste assurde che cito di seguito: “Al fine di poter procedere alla stipula del contratto di lavoro individuale per l’assunzione presso questa Azienda a tempo indeterminato; in prova, in qualità di CPS Infermiere , la S.V. è invitata ad ottemperare agli adempimenti di seguito elencati, nel rispetto delle priorità e scadenze per ciascuno indicate:


a) entro 3 giorni dalla data di ricevimento della presente comunicazione  la S.V. dovrà espressamente comunicare la propria disponibilità o rinuncia alla S.O.S. Assunzioni e Rapporti con Estar, tramite mail agli indirizzi ……; 

b) entro due giorni dal ricevimento della presente comunicazione la S.V. dovrà contattare la segreteria della S.O.S. Medicina Preventiva Via San Salvi 12 – Firenze, per concordare l’appuntamento per la visita al seguente numero …..
Il giudizio di idoneità espresso dal medico competente è indispensabile al fine della stipula del contratto.”.

Sperando nel buon senso di chi è addetto alle assunzioni e della direzione infermieristica, mando una e-mail (7/12/2020) spiegando la mia situazione e chiedendo quelli che per me (come per chiunque altro abbia lavorato fuori dall’Italia) sono banali e dovuti chiarimenti; come ad esempio contratto, salario e dipartimento in cui sarei stata assunta.


Ricevo una risposta molto lavativa. Provo allora ad inviare una ulteriore e-mail specificando che ho già un lavoro a tempo indeterminato a cui ovviamente devo dare un preavviso (in UK di 8 settimane; ma sono in genere abbastanza elastici) e che prima di accettarne un altro e cambiare completamente la mia vita ho bisogno di più tempo (visto anche l’imminente periodo natalizio e una pandemia mondiale in corso) e più informazioni riguardo dipartimento/reparto in cui sarei stata assunta.  

Mi viene risposto di chiamare il numero …. e appena riesco a parlare con un addetto (9/12/2020, perché ovviamente l’8 dicembre era festa in Italia) mi viene detto che “voglio sapere troppe cose” e che dovrei richiedere ufficialmente una proroga. Così mando immediatamente una e-mail con le motivazioni per la richiesta di proroga; come mi è stato consigliato e il 10 dicembre ricevo la seguente mail di risposta:


“Buongiorno dott.ssa Magda Aldi,
siamo spiacenti di comunicarle che non è possibile accogliere la richiesta di posticipo all’ingresso.
La data di ingresso del 4 gennaio p.v. è stata definita nel rispetto di 30 giorni di preavviso, previsti dal CCNL per la assunzioni ordinarie. Cordiali saluti”


Pazientemente rispondo spiegando ancora una volta che non vivo in Italia e quindi il mio lavoro non segue i 30 giorni di preavviso previsti da CCNL italiano. Andrebbe tenuto inoltre conto che sarei dovuta arrivare in Italia alcuni giorni prima (se non settimane direi, tenendo conto delle festività) per svolgere tutte le pratiche burocratiche e la visita dal medico competente; ed essendo ormai il 10 dicembre, i giorni disponibili sono già meno di 30. Aggiungo inoltre che prima di dare le dimissioni da un lavoro sicuro, avrei bisogno di più certezze (come ad esempio vedere un contratto).

Vengo totalmente ignorata fino a ieri, quando vengo sollecitata a presentare la dichiarazione di iscrizione all’albo infermieristico italiano. Al quel punto, confusa, decido di richiamare il numero sopra citato e mi viene detto che dovendo io iniziare la presa in servizio il 4 gennaio; loro devono preparare il contratto e gli serve l’iscrizione all’albo al più presto. Chiedo allora cosa non gli fosse chiaro del fatto che sarebbe stato impossibile per me iniziare quel giorno e mi viene detto che visto che mi era stata rifiutata la proroga avrei dovuto per forza iniziare il 4/01/2021.

Ribadisco allora che non è possibile e mi viene detto che se non posso iniziare per quella data devo mandare una mail di rinuncia ufficiale. Ringrazio e stacco la telefonata.

Ci ripenso due minuti e mi rendo conto che in Italia tutto ciò è considerato assolutamente normale, trattare gli infermieri come se fossero disperati; senza alcun diritto di scelta o voce in capitolo, come se fossero burattini da gestire a proprio piacimento e secondo le necessità del momento, lodati solo quando fa comodo. 

L’atteggiamento dimostrato da chi gestisce le assunzioni fa pensare infatti che sono abituati a fare sempre a modo loro, che i bisogni dei “futuri” dipendenti non siano minimamente considerati; che nessun infermiere prima d’ora abbia provato a chiedere qualche informazione in più, o abbia voluto dare il giusto preavviso al lavoro precedente.

Sembra che normalmente in Italia gli infermieri vengano trattati come disperati alla ricerca del posto fisso, disposti a qualunque cosa pur di averlo. Consapevole del fatto che per me (come per molti) non è assolutamente così, decido allora di richiamare l’addetta per riferirle che non avrebbe ricevuto nessuna e-mail di rinuncia ufficiale per il semplice motivo che non sono io che sto rifiutando il lavoroche sarei felicissima di accettare alle giuste condizioni, ma è bensì il sistema che non mi permette di venire a lavorare per il mio paese (e pare che se ne vogliano pure scaricare la responsabilità).


Così è nata la mia decisione di scrivere questa e-mail, sperando che qualcuno si renda conto che è un sistema sbagliato alla base. Come pensiamo di avere il “sistema sanitario migliore del mondo” se la maggior parte delle persone che ci lavorano vengono sfruttate?! 


Spesso parlando con i colleghi che lavorano in Italia, mi rendo conto che c’è arrendevolezza, senso di abitudine, un continuo dire “tanto si è sempre fatto cosi”, e i più giovani, che ogni tanto provano a far sentire la loro voce e a far valere la propria professionalità, vengo prontamente zittiti dai colleghi più anziani, che forse hanno semplicemente paura di un po’ di cambiamento.

 Personalmente ritengo il cambiamento fondamentale all’esistenza umana stessa; soltanto cambiando idee, punti di vista, abitudini si può infatti arrivare ad un miglioramento. Miglioramento assolutamente necessario per quanto riguarda la professione infermieristica. Siamo in una pandemia globale da quasi un anno ormai e se ne sono sentite di tutti i colori da pubblico e mezzi di informazione di massa, ma quello che più mi turba è notare che chi gestisce il sistema non ha pensato ad apportare alcuna modifica su come vengono assunti e trattati gli infermieri (e immagino anche gli altri professionisti della salute).La graduatoria del concorso Estar doveva durare 3 anni ed invece è già finita. Ma davvero a nessuno è venuto in mente che questo è il frutto di un sistema gestito male da anni?! 

Gli infermieri sono professionisti essenziali in tutte le comunità e purtroppo ci è voluta una pandemia per rendersene conto. Solo ora tutti gli infermieri italiani hanno finalmente trovato lavoro, per cui se una graduatoria prima era fatta di persone provenienti da tutta Italia pronte a tutto pur di avere il famoso posto fisso (nella speranza poi di trovare complicati cambi alla pari), queste adesso forse non sono più disposte a spostarsi tanto perché c’è una buona probabilità di trovare lavoro ovunque si desideri. Ed è così che le graduatorie scorrono a velocità mai viste prima.

Come si fa a stupirsi ancora della “fuga dei cervelli”?! L’Italia è un paese meraviglioso, ma non è giusto accettare qualsiasi cosa pur di stare vicino agli affetti. Fuori dall’Italia si fanno prove scritte e colloqui faccia a faccia con quelli che saranno poi i manager/capi sala del reparto in cui si è scelto di lavorare, viene data la possibilità di fare tutte le domande che vengono in mente ai manager stessi, viene chiesta la disponibilità per quanto riguarda la data di inizio ed eventuali preferenze e viene detto chiaramente l’orario di lavoro. Tutto questo, non per dire che fuori dall’Italia sia tutta una favola, perché fidatevi non lo è affatto; ma quantomeno viene data più dignità ai professionisti e più in generale alle persone.


Spero che in un futuro possibilmente prossimo, si trattino gli infermieri con più rispetto e professionalità. Spero che si tenga conto che ognuno di noi ha un bagaglio di vita e professionale differente e può avere preferenze e necessità diverse e questo, così come genere, provenienza e vita privata (solo per citarne alcuni), non dovrebbero influenzare la possibilità di trovare un lavoro che piaccia e faccia sentire realizzati.


Un’infermiera speranzosa – Magda Aldi

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