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Infermieri In Cambiamento: considerazioni post-manifestazione

Smaltita la sbornia post manifestazione, un paio di riflessioni.

Innanzitutto il tempo alquanto schizofrenico: pioveva e c’era il sole, ma alla fine ci ha graziato! Il tempo così Scisso ha riflettuto esattamente gli infermieri. Scissa è la nostra situazione: professionisti sulla carta, ausiliari nella pratica e nei contratti. Scisso è il binomio ordini-sindacati. Scissi siamo noi che mentre in piazza riconoscevamo il nostro valore professionale; da oggi tutti saremo tornati a indossare la divisa e ad alienarci in organizzazioni lavorative che al contrario non ci riconoscono.

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Alla lunga questa scissione fa male a noi e alla professione.

La manifestazione è necessaria ma non sufficiente per risolvere i nostri problemi di natura molto più profonda e interconnessa. Connessa, per esempio, alla questione della rappresentanza ordinistica che ha voluto mantenere le distanze dalla manifestazione; diversamente da quanto fece l’ FNC IPASVI nel luglio del 1994. Eppure ricorre la stessa portata storica di allora!

Quella del 15 ottobre infatti, non era una rivendicazione di stampo sindacale ma una manifestazione collettiva per la professione infermieristica intesa come bene comune per la garanzia del diritto alla salute. Tuttavia, anche senza gli opi, l’obiettivo è stato raggiunto: il ministro ha aperto alle nostre richieste. E di questo siamo felicissimi.

Sul palco, prima dell’intervento del presidente De Palma, è intervenuto il collega Dott. Mauro Di Fresco-presidente di AADI, Marco Ceccarelli-segretario nazionale COINA, Raffaele Varvara e Giuseppe Piazza presidente e vicepresidente di Infermieri in Cambiamento.

In tanti ci hanno chiesto se fossimo un nuovo sindacato. La risposta è NO. Infermieri in Cambiamento è un nascente movimento politico professionale per concorrere a determinare la politica professionale, su sponda ordinistica, con idee e contenuti inediti per ridurre la distanza abissale tra rappresentati (base professionale) e rappresentanti ordinistici.

Per esigenze di tempo, alla manifestazione non abbiamo potuto parlare: sostituiamo alle parole, uno stralcio il nostro Manifesto.

“IL MANIFESTO DI INFERMIERI IN CAMBIAMENTO

ISTANTANEA

Ad oggi, la situazione complessiva della professione, si può spiegare con due espressioni:

1. “questione infermieristica” volendo intendere un insieme di problemi, di contraddizioni, di debolezze, di incompetenze, di arretratezze, di responsabilità nostre e di altri; che nel loro insieme producono inconcludenza, stallo, invarianza, regressività, frustrazioni in ciascuno di noi, rubandoci il futuro;

2. “post-ausiliarietà” per definire una condizione della professione assurda e inaccettabile. Quella cioè di essere definita sulla carta in un modo ma risultare completamente differente nella realtà di lavoro; come se quanto definito formalmente fosse negato. Come se l’evoluzione normativa, da noi conquistata, non valesse niente.

Nel corso dell’ultimo ventennio la professione ha conosciuto un proficuo processo di professionalizzazione, denso di conquiste sul piano normativo/formativo ed organizzativo. Il legislatore ha pensato per noi una figura che si distaccasse definitivamente dall’ essere professione sanitaria ausiliaria per divenire professione sanitaria autonoma, competente, autonoma e responsabile in risposta ai mutati e complessi bisogni di salute della collettività e dando seguito alle richieste della professione stessa. Eppure, nell’ epoca della post-ausiliarietà, l’evoluzione normativa rimane non tradotta nella prassi clinica. Ancora oggi il pensiero  “ausiliaristico” sembra dominare a tutti i livelli, in barba alle evidenze normative. Questa situazione finisce per far perdere la consapevolezza del nostro stesso ruolo. Il persistere di questo limbo di  vaghezza è la condizione ideale per utilizzare l’infermiere flessibile e tuttofare come pedina non pensante e mero esecutore; costituendo terreno fertile al demansionamento più becero.

Evidentemente vi fu posta grande fiducia nella forza illuministica della norma, capace da sola di  cambiare, valori professionali, consuetudini, organizzazioni, pratiche; tuttavia ad oggi possiamo  affermare che non solo le norme non hanno cambiato nulla ma al contrario le prassi, le organizzazioni, le abitudini hanno respinto le novità apportate dalle norme.

Abbiamo creduto che l’infermiere del futuro fosse la proiezione delle norme e che esse avrebbero cambiato automaticamente le organizzazioni del lavoro senza alcun progetto attuativo perché la norma lo contiene in sé. Dobbiamo ammettere, con onestà, il fallimento di questa linea politica poiché la pratica clinica quotidiana rifiuta il nuovo ruolo dell’infermiere. Le leggi che attengono al nostro governo legislativo possono essere beatamente disattese (come succede nella realtà quotidiana), a partire dallo Stato, senza alcuna sanzione o reprimenda. Contiamo così poco che coloro (ministero, regioni, aziende e strutture sanitarie varie) che non applicano le nostre leggi non  commettono nessun reato.

Negli ultimi 5 anni il grido di allarme transgenerazionale di tanti infermieri impegnati, DA SOLI, a difendere la propria dignità professionale contro una serie di contraddizioni, di incompetenze e di arretratezze, non è stato ascoltato da nessuno. Peggio! Hanno cercato di tappaci la bocca con  provvedimenti disciplinari dai metodi intimidatori indirizzati ai colleghi che semplicemente esigono un loro diritto: esercitare la professione in ossequio alle leggi.

Questo muro tra conservatorismo e  innovazione eretto prima di tutto dagli infermieri contro gli infermieri, alimenta una continua lotta intestina inutile e deleteria che impedisce lo slancio della professione. Adesso basta! 

Aggreghiamoci e insieme liberiamo le idee, creiamone di nuove, facciamole conoscere, mettiamo  in atto piccoli/grandi azioni rivoluzionarie; rompiamo l’isolamento culturale nel quali siamo finiti per com-muoverci insieme per un ammodernamento culturale radicale della professione.

Per la “questione infermieristica” le manifestazioni da sole non bastano. Serve chiamare in causa l’intero sistema della nostrarappresentanza, il tipo di relazioni che abbiamo nei confronti delle nostre controparti; il tipo di organizzazioni del lavoro nelle quali operiamo, i rapporti con gli organi rappresentativi professionali e con le altre professioni, ecc.

A proposito, c’è un nodo strategico che dobbiamo sciogliere e che sino ad ora da nessuno è stato sciolto, anzi da ogni parte è stato oggetto di tanti pregiudizi e di tante riserve mentali e di tanti  conflitti inutili. Quello del rapporto da una parte con i medici dall’altra con gli oss e più in generale con gli altri operatori.

La post ausiliarietà cioè non essere più ausiliari (solo sulla carta), nasce prima di tutto dal fatto che  il nostro ruolo è inevitabilmente in relazione con altri ruoli dentro delle organizzazioni tayloristiche (frammentate e divise). Il che vuol dire che:

1. non possiamo ridefinirci a prescindere dagli altri;

2. bisogna definire una organizzazione del lavoro nella quale l’infermiere, il medico e l’oss riconoscano la propria interdipendenza; 

3. se il ruolo dell’infermiere deriva da una divisione del lavoro tra ruoli allora è necessario ridefinire le forme storiche di cooperazione tra di essi e quindi la divisione del lavoro nel servizio;

4. che bisogna definire organizzazioni in grado di valorizzare tutti.”

Presto la versione integrale.

Un applauso a tutti noi: chi è venuto alla manifestazione smontando dalla notte, prendendo ferie o permessi vari, chi ha sacrificato il tempo del suo riposo da dedicare alla famiglia, per la professione. Un applauso anche a chi ha dedicato 5′ del suo tempo alla lettura di questo articolo e del Manifesto.

Restate sintonizzati!

Infermieri in Cambiamento

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Redazione InfoNurse

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