Insultati, derisi, presi a schiaffi e pugni, strattonati e svegliati all’improvviso di notte. E’ l’incubo vissuto per mesi da due pazienti, un uomo e una donna di circa 35 anni con ritardi psichici dalla nascita, del Centro di educazione motoria (Cem) di Roma, gestito dalla Croce Rossa. Per le ripetute violenze psicofisiche inflitte dieci operatori socio-sanitari (oss) sono stati sottoposti, su ordine del gip, alla misura cautelare degli arresti domiciliari.
Cinque di loro sono accusati di tortura, gli altri di maltrattamenti, aggravati dall’essere stati commessi nei confronti di persone a loro affidate per ragioni di cura, vigilanza e custodia. A carico di uno degli oss è ipotizzato anche il reato di violenza sessuale, perché in una circostanza avrebbe palpeggiato il paziente. Gli accertamenti andranno avanti per stabilire se ci siano altre vittime.
“Le modalità della condotta di quella che il pubblico ministero ha adeguatamente definito con una galleria degli orrori – si legge nell’ordinanza del gip – fornisce la misura dell’indole di ciascuno degli indagati che hanno non soltanto esercitato una violenza costante e inaudita su persone del tutto incapaci di reagire, ma hanno accompagnato le loro azioni inqualificabili con parole di scherno, che hanno stigmatizzato, mediante la derisione, proprio i deficit mentali da cui le persone offese risultano affette”.
Intanto la Croce rossa esprime “massima vicinanza” ai due pazienti coinvolti. “Leggiamo con grande senso di smarrimento e sconcerto le vicende che hanno interessato il Cem di Roma – sottolinea il presidente Rosario Valastro -, scoperte grazie alla correttezza e alla chiarezza con cui il Comitato Cri di Roma ha agito. Era la primavera del 2023, quando la Cri capitolina presentava una denuncia ai carabinieri, depositando alcune foto su sospetti maltrattamenti e fornendo ogni supporto richiesto per facilitare le indagini”.
Per Gianluca Giuliano, segretario nazionale di Ugl Salute, le accuse nei confronti degli operatori “sono agghiaccianti”. Il sindacato chiede “con forza alle istituzioni di valutare l’introduzione dei dispositivi di videosorveglianza in tutte le strutture sanitarie, affinché atti vili e ignobili come questi non accadano più”. Secondo Carlo Rienzi, presidente del Codacons, “i responsabili devono essere licenziati in tronco”. E aggiunge: “Nei loro confronti chiediamo siano disposti gli arresti in carcere in attesa di processo”.
Redazione InfoNurse
Fonte: Nurse Times
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