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Napoli, al Policlinico Federico II mancano i distributori di bevande: la denuncia di un paziente

Riceviamo e pubblichiamo lo sfogo di un paziente in merito all’impossibilità di acquistare una bottiglietta d’acqua.

Egregia redazione,
vi scrivo questa lettera per far emergere un’insostenibile situazione che si presenta in un ospedale napoletano. Sono un paziente che necessita di una visita ambulatoriale e vorrei condividere con voi la mia esperienza e i miei pensieri di una semplice visita al Policlinico Federico II di Napoli

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In fila ad aspettare il turno nell’ambulatorio, ne approfitto e cerco un punto ristoro, un distributore. Ho sete perché ci saranno 40 gradi e si boccheggia. Giro tra i corridoi, ma niente! Chiedo a un dipendente, il quale mi racconta che è da un po’ di mesi che i distributori sono stati rimossi e la direzione generale non provvede ad assegnare la gara a un’altra azienda. Incredulo e rassegnato, mi chiedo come sia possibile che in un complesso ospedaliero così grande, dove ogni visita diventa l’avventura di una vita, non siano previsti i distributori, almeno per l’acqua.

Per me è inammissibile che in un contesto sanitario dove la parola d’ordine dovrebbe essere “prendersi cura del paziente”, manchino i fondamentali dell’accoglienza. Non viene offerta neanche la possibilità di acquistare uno snack oppure semplicemente bere un po’ d’acqua. Non si pretende che l’acqua sia regalata, ma almeno che sia data la possibilità di acquistarla.

L’acqua è un bene primario che non deve mancare a nessun essere umano, ma al Policlinico viene eliminata. Tra le mura di questa azienda si sospendono i diritti umani basilari. Si innalza la temperatura, le persone che mi circondano sono in palese difficoltà e a me sale la rabbia per queste condizioni disumane. Mi chiedo: se dovessi svenire, se qualcuno avesse un malore, di chi sarebbe la responsabilità? Chiedo del bar, mi dicono che c’è, ma è troppo lontano da raggiungere a piedi. E poi come potrei attendere il mio turno? Rischio di finire per ultimo, e questa odissea dovrà pur avere fine.

Per adesso voglio condividere i miei pensieri, nell’attesa di uscire da questo girone infernale, ma certo scriverò a direzione sanitaria e generale, denunciando il trattamento inumano che viene riservato ai pazienti di questa struttura ospedaliera.

Redazione InfoNurse

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